|
gran reputazione e plauso. Il giovinetto Pietro frequentò quella Scuola qualche tempo ma senza profitto, per cui lo zio veduto che nulla apprendeva e che aveva dimenticato anche quello che aveva imparato, lo consigliò a tornare all'armi o al commercio. Il giovinetto mortificato, ricorse con fervide preghiere a Dio perché gli aprisse la mente e prostrato davanti all'altare di S. Caterina prese ad invocarla con tanta fede che per lei mezzo ottenne la grazia. Si mise a studiare con fermo proposito : la di lui mente si aprì e non vi fu difficoltà ardua e difficile che non venisse prontamente sciolta da lui, con maraviglia degli stessi suoi maestri. Trovandosi nel 1533 a Barga, impugnò nuovamente la spada a capo delle milizie Barghigiane, duce il suo zio materno Francesco Turignoli, e combatté il 19 Giugno sotto le mura di Sommocolonia contro Matteo Bartoli chiamato il Capitano Galletto ribelle a Barga e riportò lodi di animoso e valente. Dopo questo tempo si portò a Bologna per studiare legge. Quivi innamoratosi di una fanciulla scrisse una satira contro un rivale, il quale indispettito lo costrinse a fuggire a Venezia, dove conobbe il Vescovo Guglielmo Pellicier oratore del Re di Francia e Antonio Polino. Di qui andò a Costantinopoli, visitò l'Asia minore, poscia su di un naviglio Turco traversò il Mediterraneo ; e mentre la flotta turca costeggiava l'Italia commettendo ogni sorta di delitti, Angelio si studiò sempre di difendere quei poveri disgraziati che cadevano nelle mani dei Turchi. Un giorno accadde che venuto a contrasto con un francese che si trovava sopra una Galera, osò asserirgli in faccia che "Tutti quanti gl'italiani, niuno eccettuato, erano traditori" Prima gli aggiustò un ceffone e poi con un pugnale lo trafisse per modo che lo rese cadavere. Dopo questa azione, scampata la vita per miracolo, si presentò ad Alfonso d'Avalos, Marchese del Guasto che cogli imperiali assediava Mondovì e si mise al suo servizio. Desideroso di tornare in patria chiese commiato dal detto Marchese del Guasto e l'ottenne. Nel 1546 ritornato in patria venne nominato Professore di lettere Greche e latine a Reggio ove gli fu conferita anche la cittadinanza. Nel 1549 passò all'Università di Pisa, come professore di belle lettere. Nel 1555 Pietro Strozzi avendo assediato Pisa, Angelio radunati i suoi scolari prese le armi ed insieme ad altri valenti uomini corse alla difesa della Città e quivi rifulsero le virtù guerresche di lui. Morto Ciriaco Strozzi passò alla cattedra dell'Etica, e della Politica di Aristotile con largo stipendio. Nel 1575 fu chiamato a Roma dal Cardinale Ferdinando dei Medici dal quale fu ricolmato di molti benefici. Anche Enrico III Re di Francia avendo accettato la dedica dei primi due libri del Poema sacro sopra l'acquisto della Palestina, gli compartì molte grazie oltre il titolo di Storico, di Poeta, di consigliere, e di elemosiniere. Nel 1588 ritornato a Firenze fu Console dell'Accademia fiorentina. Ritiratosi finalmente a Pisa in tranquillo ozio, quivi morì il 29 Febbraio 1596 e fu sepolto nel Camposanto di questa città ove gli fu eretta una lapide. Angelio fu autore di due sublimi poemi, il Cinegeticon e la Siriade, e di altre opere pregevoli. G A L E O T T O (1) Galeotto da Barga fu nel 1527 comandante delle fortificazioni di Livorno e fautore del partito repubblicano contro Cosimo I. Era in gran reputazione e molto temuto dal governo fiorentino per cui i Signori Dieci per riottenere la fortezza di Livorno mandarono Zanobi Bertolini a far pratiche e tenere ragionamenti con esso affinché amorevolmente la rendesse. Galeotto non si mostrò contrario attesoché dubitava fortemente del Pontefice il quale "dicono alcuni storici" pascevalo di parole, e di promesse |