Alzai dal lido, che rese eco in alto ;

Ma un truce assalto in sul fatal regresso,

Fermommi 'l gresso, che volgevo al giorno :

Mi viddi intorno un formidabil spettro,

Ch'in questo mettro, mal posso enarrare :

Viddi le rare Sfingi, e le Chimere,

Con altre Fiere, e di Centauri facce,

Varie Bestacce, e le furaci Arpie :

Per varie vie, con l'Idre i busti storpi,

Larve a tre corpi, e Gerione istesso

In torvo amplesso col Gorgoneo Mostro,

Tutti in quel chiostro : e s'io ben li rammento,

Son cinquecento, e più tra tale angoscia !


    Ma peggio poscia ; ch'all'uscir dal limite,

Con l'ampio dorso il latrator spietato,

Corso, dall'un, disteso, all'altro stipite,

   Sorse d'aguato.

    Allor m'avviddi, ch'entro a quel vestibolo

Givan danzando rei spirti infernali :



9

E conveniva di quel fier postribolo,

   Fuggire i mali.

    E se per sorte, una Sibilla prescia

Con Pillole dell'Erbe del proprio Orto,

Munito non m'avea di verso Brescia ;

   Restavo morto.

    Così al mostro scagliato il gran sonnifero,

Mi sparì la visione, e torsi il piede

Da quell'antro di Scille aspro, e letifero,

   Ch'ogn'un già vede.

    Queste larve, e quest'ombre inesorabili

Cuopre l'Alber fatale, e misterioso,

Ch'a buoni, con preludj inevitabili,

   Turbò 'l riposo.

    Ah, s'a ciascun mostrar chiari, e visibili

Gli Angui potessi di quei neri aguati ;

Oh quanti stolti or mostrerian terribili

   Li rei lor fiati !

    Tu, cui sovente irraggia, alma Amarillide,

D'alta luce vitale aureo veicolo,

Scuopri fedele a i cari, Tirsi, e Fillide

   L'alto pericolo



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AMARILLIDE


Un'ardor consuonante a tale articolo,

E qual visione a simil cosa analoga,

Par, ch'a me pure invada ora lo spirito.

Sembra, ch'in nere note, alte, e terrifiche,

Tra bestemmie sfrenate empie, ed eretiche,

Bocca pestilenzial, rotto ogni limite,

Ed insana ormai resa, e frenetica

Qual dell'anguifero mostro, atroce, e rabido,

Esce sovente il fier veleno, e il sibilo :

Invocati di Dite orrendi eserciti,

L'aria sconvolga, e convertita in tenebre

Tutta risuoni infra tempeste, e turbini,

Per il titol dell'Una, e Indivisibile

Qualità conveniente al solo Altissimo :

E che, per farsi a Lui meno dissimile ;

Era d'uopo, che fosse anche invisibile.

Cecità sì sfrenata, e tanto insipida

All'error di Babele ogn'uno assimila.

A tali altri misfatti, e sì sacrileghi,

Tempj spogliati, e sagre Are santissime ;

Tremò la Terra : e tra muggiti, e fremiti,


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