Piero Cervetti
 
 

MORTIS DECUS TRIUNPHALIS

SOGNOCIELI

 

SALUTATION DIABOLIQUE

 

Tremo di paura quando mi dici: "Mio angelo"
E intanto sento la mia bocca che va verso di te.
(Ch. Baudelaire)

Oppiaceo vapore e runico pispiglio
cupa un'ombra velata planando l'ozono radendo
il suolo col petto ora bianco ora nero
si arresta silente cercando cogli occhi
il folle che fida
alla seta la vita.

Azzurro pigolio di stella morente
muto linguaggio di occhi frementi
promette invincibili cieli di porte ardenti,
e viene a tentare le corde
e cerca chi affronti in salto la sorte:
"Avvi l'eroe che giochi alla morte?
Avrà mie grazie,
sarà l'alcova il cielo.
Se la natura rifugge il vuoto
Non è forse l'amore proibito
il più grande appetito?
Non è forse la fiamma più impura
che supera ogni paura?"

Immoto al viso
Di cenobiarca fiso
Intento a zarathustriano intendimento,
senza movere nerbo
senza guardare cobaltea figura
la muta risposta.
Brillò nuda falce
fulgente il raggio ferì
l'incauta mente ritenne
quel raggio (oh non facea già male!)
tunc dixi : "Ecce venio."
Lo stoscio d'un sasso
Frenò colpo alle spalle,
azzurri si aprirono seni di vertigine
i brividi di vergine seta
gelaron gli spirti del core,
ma sempre cercò,
anche in stellari tenebre
eterea bevere l'acqua di vita.

 

Tornò l'ombra romita
Nell'aura redimita
E nell'auree tenebre
Ancora la luce rifulse,
ancora mi desta dal sonno
visione di fata e di orcho
ma il trepido cor non spaura
nell'alcool sitiente ventura.

"Chi conosce la fogna ed il prato
si sente baciato,
ma la bendata dea
non è a nessuno vassallo.
Chi ha bevuto l'abisso
Può ancora cadere,
Lilliput può ancora stroncare
Chi si sente gigante."

Il core confuso
Ma pure cercando il tono sicuro
Di chi alla zara è uso
Vedere l'azzardo che torna:"Chi ha visto la terra salire
Temerà ancora il cadere?
Urtato la seta,
avuta negli occhi
rivisto le porte fuggire
(mai uomo si sentì più solo)
ma ancor non ho visto la morte."

 

Col mesto sorriso di madre
Che veglia sul figlio deliro

Che credesi ognora più forte:
"Tu dici?
Non corse l'eco di un grido
(vigilia del giorno più nera)
l'orante cella e militare nido?
Uccello, le mistiche piume
Non reggono il vento tenace,
ogni cosa è minace
a chi nell'azzurro si piace.
Tu dopo poetica seta
Potresti provare la prosa
Su morbidi letti,
in sterili stanze di rosa."
"Qui donc devant l'amour ose parler d'enfer?"

 

 

Questo e altro minaccia
Il Volto cangiante
con scaglie, con petali
e sterco e lino e limo.
Dall'imo mi giunge
Un tremito antico, la voce di Icaro,
di Faust non pentito:
"Ed è forse uomo
chi oltre l'umano
non vuole balzar?"
Ma venga pur oggi se deve venire
Se sola e immortale si aggira,
alla mente delira
non è amara cicuta,
e si ritenta il fato…
e se un dì cadrò come un sasso
non mi vedrà, no, timido lo stoscio
(sarò ancora d'esempio?)
e non chiamo spietato…
Ma la terra, terre gaste,
per quanto banale, è più cara
cieco a chi torna da un salto,
secolare è il viaggio
lontana, lontana è la terra
Se le funi ti strappano in alto.
Je veux unir dans un accord mystique
L'ombre avec a chauleur, la nuit avec le jour,
je chaufferais à jamais mon coeur basaltique
à ce rouge souleil que l'on nomme l'amour!
E se un soffio mi tronca la vela,
se a terra avrò l'ultimo schianto
con la seta bagnata formate una bandiera,
pelle di baiadera
portala tu agli amici
che invecchiano a Lucera.
Fu mia la scelta, nessuno si accusi
Scelgo di dare le membra ad un prato
Che bagnar palpitando un nastro asfaltato.
Non merita certo infuocato eldorado
O eden fumato
Lo stupido mortale che ti giudica amara."

Il riso fulgente
L'argentea voce
Squillò etereo l'eterno saluto:
"Alla prova, fedele,
per sempre affiliato:
né annunci mortuari
né insulsa prudenza
te addurranno a volgare rifiuto."

Aprì alfine la veste
Nuda l'angiola nera,
raccolto l'igneo cinto
alle carni avvinto.

Mon front est rouge encor du baiser de la Reine
E se un ronzio sidereo di ali l'orecchio mi molce
Dolce io vedo il mio serico sogno
Che all'aura infinita.

L'ARDIMENTOSO VOLO

 

… e s'apre d'irreale silenzio
la beanza d'infinito azzurro;
lo strappo che frena una caduta.

Leggera e dondolante la caduta
Ti trasporta in limpido silenzio
Navigando in alcionio azzurro.

Ridi se senti entro di te l'azzurro,
liquido il mondo sospender la caduta:
eterno resta il limen del silenzio.

 

 

LANCIO TATTICO

Foia di ventoluna?
La tremula vela-seta
Contrasta la caduta?
Il vergine il vivace il bello strappo
Squarcerà alle corde la torsione?
L'urto di piedi contro seta,
l'urlo di seta contro seta

ti portan vicino…
vicino al picchetto…
picchetto d'onore?
E sibili di vento,
rattrappi nella seta?
E luna, non sole; mehr Wint Beute?
Se vedi il campo per te sei sicuro,
ma dulce magnum alius… auch heute?

 

 


STORIA D'AMORE

Fu dove ebbre,virginee
Acute lanciano strida
I gabbiani in cerca di preda

Fu dove l'aquila osa
Fu dove ruota l'astore
Crudele

Fu come battito d'ali
Palpito del cuor di farfalla

Fu come virgineo seno
Macchiato d'oro, di latte e di sangue

Fu dove il piombo del cacciatore non giunge

Fu dove il generoso pellicano
Il mare scruta

Fu dove le walchirie disegnano
Sogni d'oro e di sangue

Fu dove i bianchi e neri petti
Lascian sospesi le rondini

Fu dove d'aurate silfidi
Eterno dura
Edenico il regno

Fu dove incedono passi di colomba
A governare un mondo…

 

SOLILOQUIO IN BLU

Carcasse tu tromble?
Noi la morte l'abbiam vista….
In bocca un fior…

Quando giochi nei cieli la vita
Non pensare, vai incontro alla porta
Poco salto e tutto finisce
In un riso per sempre.

Ma se tutto è gioco nel mondo
Non importa se oltre quel quadro
Troverai ancora l'ignoto
Senza un volto amico.

In un buffo di talco dorato ti annuncia la seta la vita
Colo strappo alle spalle.

Hai mimato un parto celeste
Hai reciso un nuovo cordone:
sei un genio dell'aria.

Sperimenti una nuova esistenza
Or vivente creatura dell'aria

Vivi uno sfavillante mistero
Come in un amplesso.

Nell'ignito amplesso splendente
Provi l'inconsistenza del tutto
Già da nuova vita.
Ora l'aria è la tua strada
Ora è solido anche il vento
E cavalchi ora l'oro e l'azzurro senza ombra di sgomento.

Ora lieve oscilla la terra
Ora i fiori ti tendon la mano
E ti ride il
prato amico
nell'eterno mattino.

Tocchi il vuoto in ogni tuo poro
Sensazione di fresco e d'assurdo
Fluido oro e niveo splendore
Di nudetta angiolella.

Mentre il vento ti porta leggero
Più leggero ancora il tuo cuore,
ma son saldi assai più dell'acciaio
i tuoi fragili nervi.

Hai bevuto profondo in rum
Hai fumato le magiche erbe
Ora fai il mesto ritorno
Alle larve banali.

Se la morte è tua fidanzata
Hai goduto di farci l'amore
In beanza d'infinito azzurro
Cuore di una farfalla.

Se ritorni dalla tua amica
Il suo bacio sarà più gioioso
Ed il tuo le infonderà in cuore
Il sapore dei cieli.

 

Che sapete di me , voi mie compagne tristi
Che su prati sognati nell'oro dei capelli
Lanciate il vostro dado nel fiore dei bordelli

Mi lancio alla 'ioboia o come posso,
non temo, no, la morte né il suo osso

Che sapete di me, voi miei compagni tristi,
nella scialba caserma vicini al "professore"
che sogna ormai soltanto il campo dell'onore

Che sanno poi di me tutti i culi di piombo
Che invano mi consigliano spender meglio i miei soldi

E che sa poi di me quel tal Cervetti Piero
Se non è diventato
Un bel nazista biondo

E che sa mai di me quel dio che non esiste
Se sono un dado assurdo, una bozza fallita
O un dio in miniatura che come sua figura
Su carta sopra fiori colla scienza del coraggio.

MIO BASCO

Rosso come il sangue,
rosso come il vino
basco ormai appeso
non hai retto
a un sogno di carta.

Ora sogno i miei cieli
Che mi han visto trepido e gioioso,
cieli azzurrini o nuvoli
cieli divini
che pure alla perla mattutina
quando la brina assempra
scaldano come riso amante,
cieli dover lanciarsi
è bello come stuprare…
eppur nulla rimpiango
un mucchio vale l'altro
alla secca foglia randagia
ed il sole brilla anche nel fango.

 

 

 

 

 

EREDITA' DI ICARO

Semen fidelium, sanguis martirum.
(Tertulliano)

Urlo di sangue contro il cielo avverso
Le sparse piume sopra l'onde amare
Ignuda l'alma vaga in vasto mare
Tingendo l'onde ognora in color perso.

L'utero di Nettuno serba quel perverso
Seme diffuso da chi non sa amare,
Satana serba sotto le onde chiare
Feroce fede di quel corpo perso.

Nobile sangue che salisti al cielo,
eterno aprendo il calice d'azzurro
Graal beato del Prete di dio,

noi ti giuriamo di tornare al cielo
là dove Icaro è Cavaliere azzurro
eterna fonte e salvamento pio.

 

 

Rosso come il sangue, rosso come il vino
Basco divino, basco divino.

Vittorioso ad Emael
Ad Oslo e a Creta
Di sangue e di gloria
Ti ricopristi ad Arnhem.

Rosso…

Leoni di El Alamein
E Di Montecassino
La vostra gloria eccede
Ogni altro uman destino.

Rosso…

Le dune del deserto
Ti videro fermare
I carri degli inglesi
Laggiù ad Alamein.

Rosso…

Siam aquile nel cielo
Siamo leoni in terra
Siamo belve sopra l'acqua.

Rosso…

Siam belve della terra
Che ogni forza si atterra
Siam gli angeli di guerra.

Rosso..

Siam puri come gli angeli,
più astuti del diavolo
in guerra e nella pace
diamo all'Italia il cuor.

Rosso…

Non ci seducon gli angeli
Non ci spaventa il diavolo
Dall'Alpi alle piramidi
Siam d'Italia l'onor.

 

EBEN EMAEL

"Nude le mani" ha detto la guida;
"A mani nude" la nostra proposta;
l'acciaio s'arresta, s'arrestano i fanti, la Montagna è inviolata,
il faut d'autres males.

Eben Emael! Eben Emael !
Quanto acciaio protegge i tuoi muri !
Sia pace nelle tue mura
Sicurezza nei tuoi bastioni…
Ma la morbida seta, ma l'ala di legno
Porteranno diavoli verdi,
uomini di ferro
adusi a dir solo "Avanti !",
avanti pieni di serenità,
ebbrezza assalto;
"Scheisse!" all'impiegato
complesso Maginot
Eben Emael !Eben Emael!
Come cuori d'acciaio han piegato
- in poco d'ora -
di uomini di legno
la tua cortina di ferro!

 

BRINDISI ANNIVERSARIO

Ergo bibamus
Le dit du pape philosophe
E noi brindiamo alla prima candela,
lo spiro la spenga,
audace pantera,
leve sì vento che l'onda
non leva.
Il nulla, il vergine, il verso
Se versi nel fianco di silfide-sirena
Principi azzurro
Azzurro cavallaro
Allo scoglio amaro
Non accettare un esilio avaro
E sopra i ciandala
Dispiega il mandala,
mandala Tu la seta,
femineo eggregore,
Tu poserai alle Wachirie
In seno
La lingua è universa lass
L'arabo il parto il siro
Con spiri e spirali disegna
Su verde tappeto il mandala
E mandala, manda la seta
Lassù
Nel mezzo del cielo profondo- perfonno
Te toti totam insere
E grida sul mondo,
narra che anche Tu superasti
terrestre riprezzo
e dì come osasti
lo stupro
divino
la prima la primula
rosa
il fiore di carne
Tu cogli
Come Eva il pome
D'antico serpente
La luna l'animula
E l'ungula candida avicola
E candida labia notata
Glubere sidera et coelos

Tu ardita,
Tu, santa come il tuo volto,
sali pantera audace
lascia al limo il batrace
dall'imo unisono con l'ima terra
la lima che rode tenace catena
di Temi non temi o ritemi
sali sì come minuta grana
di diaccio spumante
nuda come riso di amante
e tuo sia il diamante
che assolca alcionii cieli
e piange nel vano
l'inutile carne,
su, sali all'empireo tuo bello
ché ride
di gemino riso
il fratello
più lieve il fardello diventa
- sì come in bordello-
lassù
deponi ogni angustia quaggiù
i cieli son liberi e tersi
le armoniche sfere
il loro peana
ti cantan d'amore
e sali, non solo col sole
non solo di giorno,
se bello è il giorno
sublime è la notte
i cieli son liberi e tersi
lì si nuota altrimenti che nel Serchio
e il cielo è dei violenti
e introdursi in una storia
infinita
non sarà da timido eroe
- così disse lo Stefano un giorno-
Tu che già provasti
Tu che l'ebbrezza già sai
Che hai
Del tuo Montecarlo
Del tuo rubino
Del tuo paglierino
Del tuo vermentino
Del tuo Maulina
Del Segala
Dei cinque santi e
Del Gragnano
Dell'erba
L'azzurro ti manca
L'azzurro Tu cogli
Azzurro sia il fiore
Tra nubi
Lassù
Su, bella pantera
Animale d'assalto
Su, sali nell'alto
Innalza il tuo salto
Tu, nera pantera ,
sei forte ad una anno
audaci alla poppa
divino licore
liquore più forte
è acqua di vita
di vita divina
non acqua di vite
or quelle che bevi
più forte del grog
- fosse a 11000!-
del fuoco di Russia
porta su anime monde
aquilonari capellatur
su un bosco tinto di porpora e d'oro
che sappiano osare
che sappian volere
su, alza la coppa,
sidereo l'uccello ti guidi
per lumina et limina et coelos
- die himmlische Welt ist nicht
verschlossen-
nel tuo meriggio
zarathustriano, aureo meriggio
per essere ognora più forte
sfidare ognora la morte
per vincere ognora la sorte
su, alza la coppa
bibamus igitur.

 

O TU CHE FOSTI VOCE NEL DESERTO

 

O tu che fosti voce nel deserto
Quando parlasti a Lucca
E narrasti la sete d'infinito
E dicesti le gioie dell'azzurro
Parlasti a orecchie della Pupporona
Forse pensasti:
ma parlo ai sordi e color mostro al cieco";
or narra l'eterna bellezza dei cieli
bella, eternamente bella
come Lucida,
narra Paralda
narra lo zeffiro che aureola il mondo
e narra ai pochi eletti
e narra nel chiuso cenacolo
narra la nivea seta
narra il fruscio di quando incedesti favorendo
e dì come ti guidan le stelle
come ti ride il sole
e narra il ballo d'azzurro
allorché lo smeraldo s'unì allo zaffiro
quando dietro i pini
vedesti il tremolar de la marina
- ma il limo ebbe poi sua vendetta-
e narra di alberi e croci
e narra del regno di Niksa
che a quel di Paralda successe,
narra di abeti e pini,
di viti alpestri,
narra il feroce vento
narra l'arcano tormento
a sfidar onde avverse
narra giornate perse
alla mota, nel fango, nell'attesa;
or che non sei più voce nel deserto.

 

ORAZIONE PER SANTA GEMMA 1980

Gemma, dono di pietre,
riso d'amore celeste,
la tua virtù chi adona?
"Nekam, nekam, Adonai".
Non fu la spada di Samael
Come quella del tuo fratello Mikael?

Pura Tu fosti e terso sia il sereno
Al fuoco dei gamma;
esposto a carezze sia il velo
che dolce ti porta
nell'alcionio cielo
alido seno celeste
e tenera si afflosci
su mole erba la seta:
come il tuo corpo
quando dal terzo piano
l'aere ti levò la gonna,
come muor l'acqua
al cavo de la mano.

Le ultime gemme ora muoion nei fiori
E se passa la nostra vita
Come il profumo del nostro san Michele,
il belguino,
l'aulente gomma
serafici alla tua gonna
accogli i nuovi caduti:
Battacchio, Zanzotti e Zonta
E il più grande, la stella
Che guidò alle dune
La FOLGORE bella,
che seppe vicende disperate
di pugne
di nude lame
di sangue
di stragi,
che seppe la gioia di Sherman
bruciati,
che seppe l'insulto
di ozio dorato
alla lontana sponda
e la pietà profonda
della Sua divisione
divisa, l'attacco "dimostrativo"
in malafede.

Nel nostro deserto
Tu guida sicura
Dacci l'aperto cielo
Asciuga il fango e la gromma,
lontana the gumma
e l'anima nostra poi salga farfalla
fra stelle anteriori albicanti lassù.

 

 

ACROSTICO

Ambrosia i nostri cieli immortali,
nettarei cieli delibati ed alcionii
perfetti in zeffireo colore,
davanti a noi c'è sempre un lancio migliore.
Imeneo certo ci è la Walkiria
Lassù il suo lancio al Walalla sia l'amo,
ultimi dei ci accolga in etereo talamo; con la morte facciam tresca
cui l'indomito Icaro già disse da parà:
Ah! Ah!Ah!Ah!Ah!Ah!Ah!Ah!Ah!Ah!

 

SU EL ALAMEIN

 

Nude le dune discorre qualche alito freddo,
fantasmi irati d'un antico ieri
spirti ch'ad altra vita voleranno;
del sol che scompare in oro colante
e discorron la sabbia infocata
voci di morti fantasmi di vivi.

La sabbia ancor tiepida di sangue caliente
Da nude braccia colante l'erba verdeggia
Ad anella, sparuta vita novella
In bagno di pace d'argento
La falce di luna calante.

La bava abolita di vento - accadde ancor oggi?
Sarà forse ieri ?- riporta il messaggio d'ardore,
o FOLGORE nata più pura,
e due testimoni ha mandato l'Italia
su questa costa africana: l'uno vengiò
già le tre moggia e l'altro
tra il buio e la luce inchiodò
le moventi montagne di ferro
con cuori d'acciaio- ché già anticarro
non c'era- e parlano a Enoch e Metatron
a dire agl'ignavi dell'oro di Giuda,
del sangue indeleto, che l'antico valor
ariano e guerriero, dove ancor non è avvilito
dal dio delle ceneri, apostolo dei ciandala,
ma gl'italici cor, figli d'enotria tellus,
non è ancor morto. Leoni di El Alamein,
leoni di Bissa, voi che vedete le mura
d'antico monastero, baluardo di civiltà,
preda al flutto rovente, preda al falò dirompente,
preda a nuovi barbari, noi che tingemmo il monte
di sanguigno, combattenti fin sotto Monte Fato,
e accadde forse oggi, sarà forse ieri
fantasmi di morti., voci di vivi.

 

NOTTE DI FEBBRAIO

Gemma il cielo, dolce e chiara la notte,
sospeso il respiro del vento,
argentea su industrie e deserti
posa la luna;
ma cosa sussurra il pigolio di stelle?
E non dipinge ora l'aguglia il cielo?
Thanatos brilla intorno ad Ares,
ma phobos s'umilia, compare
non è questo il volo dell'aquila?
Non ce l'hanno invidiata i cieli?
Per non esser men belli.
Il Generale è morto.

Ed ecco un'altra siderea figura
Dipinge d'Eterno la mano:
un mistico fiore d'azzurro
ora brilla lassù
e ci dice ciò che ormai noi sappiamo:
la milizia santa ha ora un petalo nuovo.
Spirito numinoso non aleggia
Se mano possente ha dato il "Via!"
Ad un'anima bella, e fu quella
A capo già delle celesti schiere,
e il corpo di Mosè stappò al Maligno
e sempre la FOLGORE ha guidato e guida.

Gittò il suo ponte quaggiù
Ora lo ha fatto per sempre lassù,
sicuro più che Bifrost.
Parlò chiaro il suo gagliardo
Passo d'ardito e il nemico inchiodò
Sulle inospiti dune; e se non fu solo
Sul butterato sabbiume: ma fu Lui solo,
la sua divisione (la nostra) quando
il cammello passò la cruna:
fu nella Capri e fu a Tacrouna.
"Never" disse l'America
quando sull'altra sponda
Lo tenne in ozio dorato;
"Nieva" si disse sull'Alpi
quando altri suoi soldati
difesero i nostri monti:
ma la sua memoria è per sempre.

Vola , poesia alle marziali penne,
narra la favola bella,
ai veri parà, ai veri Italiani, fratelli fatali,
che colei che non muore ci è sorella.

 

VITA MUTATUR, NON TOLLITUR

Un salto è stato bacio alla morte
- nella sfida è uguale amore e morte-
pochi secondi libero nel vuoto
la nera morte ti disfiora i labbri
ti alita i capegli
l'hai guardata negli occhi
il regno delle silfidi hai violato

Ma ora vivi , fratello,
nella memoria di chi non sa ancora
che si può aver paura di morire,
di chi vede ancor cielo libero e sereno
e sale, sale
per discendere lieve;
lassù, fratello, troveremo il tuo sguardo
il tuo sorriso dell'avvenire
di odio, no; fisso nei vent' anni-
nella gloria che continua
dalle dune di Alamein.
Questo ci prefisse la natura.

 

 

IN MORTEM FRATTINI

 

Cuori d'acciaio, non scioglietevi
In lacrime, no, ché non è morto un vile;
piangi chi non ha eredità,
né di lui resta segno maggiore
d'ignota spuma bella sul mare
ma che stupido bue guarda e disprezza;
beltà d'atleta muore con lui,
muore, sì, d'Aspasia il seno
ma l'opra virile
vive in eterno,
la virtù latina che fermò Monty,
- erede di halalì umani-
come già a Zama
la latina lama
prostrò Annibal diro,
un santo marziale ne ha fatto,
testimone fu al mondo
di quel che la FOLGORE osa.

Noi il testimone accogliamo
Sì come olimpica face
Che tradurremo poi ad altri eredi
E sarà così eterna
La memoria dell'Eroe,
dell'anima bella
tornata alla marziale stella
dove beato sarà eterno
santo, martire ed eroe.

 

DA S. ROSSORE

 

Conosci la terra?
(Goethe)

Grammatica cinerea della Fenice
Nella sillessi morente di raggi
Sintassi di foresta intrisa d'oro
E di sangue. Il mare alle spalle,
il bosco alla fronte, immoto piloto
guardo dei boschi di S. Rossore
la cupa chiostra.
Posso conoscere il mio Serchio?
L'acqua non è più pura
Come la ebbe Gabriele.
"ora lascia zenetici pini
un cuore straniato,
ora ne lascia la lucente spera
per recare altri affanni a chi di là
forse novella giornata spera.
Specchio diafano di gorghi
Dove giurò la fiera Lucida,
tre volte girata ai regni solari,
ai regni polari,
dove giurò l'atroce donna
faccia ai giurì di anziani popolari
l'anima eterna
per una bellezza tre volte trilustre;
come Matelda per un ponte,
- portò sul Lete il ghibellin fuggiasco-
e venne l'Ombra
e promise
né promise invano ché ora questa valle tutta aduggia
ed anche il santo volto ha color nero.
O nero fiume percorso dall'ombra maligna
Là a Catureglio, zona di "paure",
essere che diaccio serpeggi,
tu che la vedesti insaziata
dei mille e mille amanti,
specchio alle sue nudità
ed ai suoi amplessi quando il freddo
diamante stillò la calda rugiada
ora il dorso volgendo ora supina
ed ora fare all'amante colonna,
tu che errare sentisti gli inquieti
passi degli abbandonati,
tu che accogliesti i corpi
e ne traesti i cadaveri
tra oscene carogne e marci crauti,
tu che ancora culli i borghi dormienti
con sinuosa letana che sente l'incenso,
che sente il tannino e l'urina,
tu che specchi candore di lenzuola
all'esposizione di donne
sognanti il bacio cremisi,
rive ombrose ove le siepi fanno
attaccapanni a mutande e corsetti,
nido di ondine nudo esponenti
pube all'albicare di luna emergendo,
dove l'anguilla, serpe di vitalità,
risale la morta gora,
dove di diamante s'imperlano
i prati nelle ore più quiete,
dove le statue marmoree
con coro filiforme e senso serafino
Annunciano la morte vivente;
dimmi ha senso questo penetrare
il cuore nemico
- eppur la mia terra è là.-.
Mio fiume che ancora accogli vagante
L'eterna ombra dannata, tu baciasti il bianco fremito
Delle sue voluttà, tu che lo strazio sai
Di chi le possedette, non dirmi,
l'angoscia che hai,
non dirmi le delizie atroci
dei nivei colli ai
tremolanti ai tremolanti albori, e del fulvo monte vellicato,
non sogno, no, le tue donne
- diecimila col guanto-
non dirmi l'antro ove asprì le cosce,
ora non sogno amore
né vo' cesarie di sapienti anella:

dimmi solo se presto- oh dove?
In uno schianto? dove?- sarà forse tritolo ?
O proietto? Troverò l'onore e la Sposa;
dimmi se presto il mio dolce sangue
- doux comme jeune fille à fesseter-
nutrirà erba novella.
Per compagna ho qui mariagrazia,
lieto che a lei posso dire: "Questa notte sei fatta per me."
E non cerco ora mariagiovanna
La bella ,aulente erba che ombreggia
I tuoi colli e vomisce il suo fumo dalle bocche
E vomisce il suo fumo dalle nari
E vomisce il suo fumo argentato."

Le onde ancor cullan la barca,
or fredda bagna il bosco silente la luna,
placido ron ron di motori
accompagna pensieri freschi
come la tenerezza di una rosa
quando il cruento rubino
colora lo spino
spinello purino,
rosa, vultur, vulva tumens radiis,
e l'ultimo silenzio smaragdino,
Desto come 'l vago de la Luna
Allor che tremava erba d'argento
Quando stillò il freddo diamante
La calda rugiada
Effluvio di giada;
ma non ho lasciato ragazze sole
ora col pezzo di carta
(maledizione!)
penso alla giovinezza
ni à piedc ni à cheval
sì come flak
ma che non cade
fugata presenza
ignivoma assenza
pas d'amour; lì presso la quieta caserma,
dorme l'alma mater
(o matrigna???) …
con miglior corso e con migliore stella
ritorna il Sole
……………………………………….
Ma chi è morto agli umani
E solo libri e versi ha per amore
Cerca forse cieli ove ride la perla?

Christe, meae
Mortis decus
Tua mors erit

Portata dal vento giunge la voce
E fu quella che annunciò il nero volto:
"Essere maledetto! como novia tu queres la muerte,
dici ragazza e dici morte,
hai già conosciuto il suo letto?
Essere maledetto che ad uccider t'appresti
Già quando l'aere ti culla
E fosse quello che bevesti primo
Quando duplice, immane, inumano dolore
Liberò d'un grido ed una vita cacciò di nido:
pace mai non cerchi?
Che scruti allora nei cerchi
Planetari?
Erede di bushido o samurai sarai giammai?
Riedificato candore del vuoto
Bagliore che candì Hiroshima!"
La silente risposta ancora non mosse
Vile muscolo a nulla adombrato:
"Le rune di Gandalf:
unica speranza la disperazione,
unica attesa la morte".
E sei forse già dimentico
Dei nostri campi preda al nero furore?
Preda di Sherman, giardini d'inferno?
E non soffri tu lo strazio del tosco
Che ti violenta il seno?
Non sai tu lo stupro dei colli toschi,
del balsamico succo della vite
- conforto di mille primavere-
a dannazione di libero ergastolo
pulsione drogata-
preda alle winefoods?
E non sai la Standa dove bambucci
Pappa pappo e dindi, per dinde e per donde,
Pappa programmata, perforata, performata
Multifunction, multiprogram,
Ma il multiprogrom dove trovarlo?
Tra cobol, coboldi?
Ma mettete più zucchero nella vostra dieta!
Furonvi poi le facce strane
Quando la W la morte
Contese le nostre terre;
vedesti tu l'Erma, lo Sten
quando lo sfregiato gigante
a nuovo inondato di sangue
a nuovo maculò le nevi
e numinoso orrore
di focomelica pace?
E che speri allora?
Chi suonò l'An die Freude
Su un'Europa spezzata?
E se giungi a Spa…
Il valore dov'è
En oino aretè?
Ma dove sono i cieli di pietra?
Cieli rossi di schizzofrenia,
dove già il Presto ha visto
navigare SS 20;
non più i miei cieli celtici
e celati, fire in the sky
e si un m'en escay
sarà la gioia di gemma l'asag dever lay,
ma dove sono i cieli di pietra?
Mari celati dall'esser fondi,
monti anteriori coperti di calena
e dove rigrida del guerriero la voce sonora?
Dove la croce del tau
che onorava i nostri mantelli?
Ma dove sono i cieli di pietra?
E verso cieli elettrici
Stendardi che irridon l'onore
E nella società su
Sogliola o limanda o passera
- letterale o traslato-
a me che cale?
Ma la voglia che riempie le virili vene,
ma la voglia di fuggire mai passerà,
la fuga sarà immobile o non sarà.
Ma dove sono i cieli di pietra?

Nell'acqua ristretta i concavi pini
Ancheggiano ebbri sopra l'onda scura
E cieli rigridati in deserti di opale
Squarciano il seno a deserti di ametista:
è questa l'ora di spirti guerrieri,
fantasmi di morti, erranti cavalieri,
e voci di vivi ai volti più
duri, paraca puttanieri, poeti maledetti,
e vite assassinate all'ombra fissa e strana…
è questa l'ora più straziata.
Al volto niveo e crudo;
ristretto il cuore fra agghiaccianti mura
rilancia ai cieli l'orribile urlamento:
"Non permetta dio che io muoia
prima che ritorni là…"
Preghiera dell' io acciaiato
Tra elitre rombanti
Offrente al peso della seta
- enorme sogno-
spalle di contadino.
Portala tu, vento la preghiera
Nei castagneti là.
Quest'acqua, che pire è la stessa,
non è quella che vidi là,
certo il rombo del motore
non potrebbe correr là
ma non ci si può bagnare qua,
dillo tu, mio Serchio,
a chi ha fatto un ponte là,
dillo tu ai fauni alpestri,
all'opre industri,
all'avo che tagliava guamacci
(era il terzo fieno),
narra il tritolo che schianta
le tue acque
e sarebbe - ove ne fosse-
alla tua covata nocivo più
che ai fanti d'azzurro
e dì alle ombre di morti,
fantasmi di vivi,
che i nostri scafi
non possono andare oltre Rigoli,
ma il mio pensiero è già di là;
rosso passio e bianco surrexit
li dovrò gustare qua
ma con più benigna stella
- presto è il giugno odoroso- e il Leone
vola, il sole per le piagge ridendo,
gusterò sul ponte ove andava Giovanni
cogli amici alle dotte gole
a profondare nei baratri igniti
scavati dal balsamico succo di Iacco…
perché solo in mancanza di vita
gusterò le tue acque là.

 

 

 

 

 
 
 

 

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