Crisi KME. L’azienda annuncia la partenza della lettera formale di apertura della mobilità, ovvero, secondo i sindacati, l’avvio della procedura che porta al licenziamento.
Lo dice secco un comunicato della FIOM che fa seguito all’incontro avvenuto ieri a Firenze tra l’azienda ed il coordinamento nazionale Kme Fim Fiom Uilm.
Il comunicato spiega poi che KME, contemporaneamente, si dichiara disponibile però a confrontarsi anche su modifiche al piano industriale.
Insomma, un segnale di apertura che quantomeno attenua la gravità della procedura avviata. E che rappresenta l’unica opportunità per scongiurare che si arrivi veramente alla mobilità e quindi ai licenziamenti.
[dw-post-more level=”1″] Quel che è certo è che indubbiamente la notizia non fa dormire sonni tranquilli né ai sindacati, né tantomeno ai lavoratori che ieri hanno nuovamente scioperato e si sono riuniti in presidio davanti ai cancelli (nella foto di Borghesi).
Per Massimo Braccini, segretario provinciale della FIOM di Lucca, l’apertura della mobilità restringe notevolmente i margini di manovra , per trovare una qualunque intesa sulla trattativa in corso: “Abbiamo adesso davanti a noi in tutto 75 giorni, secondo i termini di legge, due mesi o poco più, per vedere di trovare una soluzione o misure alternative”.
Quello della mobilità va letto per certi aspetti come un “passaggio tecnico”, visto che si lega alla scadenza dei contratti di solidarietà. L’azienda ha insomma la necessità di farsi trovare pronta con le procedure di mobilità in vista della scadenza dell’accordo di solidarietà siglato dai lavoratori (che per il momento aveva garantito a tutti l’occupazione, anche in presenza di esuberi). L’accordo scade ad aprile, appunto tra poco più di 75 giorni e per quanto riguarda i dipendenti di KME Italy non è purtroppo rinnovabile. Scaduto tale accordo, l’azienda avrà esplicato insomma tutti i passaggi per procedere immediatamente alla mobilità.
Ovviamente la speranza è che non si arrivi a tale scadenza senza che prima si sia riusciti a raggiungere una qualche forma di accordo tra le parti. Questa è infatti la soluzione estrema e nel mezzo ci sta una trattativa che anche se fino ad ora non ha prodotto alcun tipo di intesa, può ancora offrire una via di uscita meno pesante.
Insomma scongiurare la procedura avviata è ancora possibile con un accordo sul piano industriale su cui è in corso la trattativa tra KME e sindacati e sugli eventuali ammortizzatori sociali.
“Per la prima volta – sottolinea lo stesso Braccini – KME si rende disponibile a discutere il piano industriale. C’è insomma un’apertura i cui contenuti e le forme dovremo capire e sviluppare meglio nei prossimi incontri. La situazione è comunque adesso più pesante che mai con tempi ridotti all’osso ed è grave che la procedura sia stata aperta ancora prima che si fosse trovato un indirizzo comune sul come procedere”.
Intanto il coordinamento nazionale FIM FIOM e UILM fa sapere che rimangono confermate le 16 ore di sciopero proclamate nei giorni scorsi e che giovedì 7 febbraio, alla luce dei nuovi sviluppi, si riunirà per valutare come procedere. Il prossimo confronto con l’azienda dovrebbe svolgersi invece il 13 febbraio.
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