Frequentemente ci lamentiamo del servizio postale ma altrettanto frequentemente abbiamo una qualche responsabilità nel malfunzionamento di una macchina che, anche se non è perfettamente a punto, rimane fondamentale per le piccole e grandi cose di tutti i giorni.
Quando troviamo la nostra busta nella cassetta delle lettere non spendiamo più di tre secondi a pensare come sia finita lì: l’ha sicuramente portata il postino… ignoriamo però che, come per noi, quel lavoro di consegna è stato fatto per almeno duecento o trecento altri indirizzi. Se anche solo la metà, o un terzo delle destinazioni creano un piccolo contrattempo al portalettere – numero civico non corretto, indirizzo approssimativo, cassetta postale poco visibile – è facile capire come il lavoro di distribuzione si complichi: ecco la testimonianza di qualcuno che ogni mattina vive questa situazione
Parlare male del postino è come sparare sulla Croce Rossa o sul pianista, come volete voi.
Perché questo? Perché è molto più facile criticare l’operato di persone che ogni giorno con qualsiasi condizione meteo si recano presso le abitazioni della gente per consegnare la corrispondenza quando qualcosa va male, che tesserne le lodi per ogni giorno che il servizio viene fatto bene… In Italia poi, in generale, si pensa che ogni servizio debba funzionare al meglio, senza però che ognuno di noi a livello personale debba dare il benché minimo contributo…
Chi non ricorda la cartolina arrivata dopo 20 anni oppure il portalettere che ha dato fuoco alla corrispondenza o ancora i centri di recapito stracolmi di posta non distribuita? Tutte notizie e scoop negativi che danno un’immagine altrettanto negativa di Poste Italiane.
Se è vero che alcuni casi di cattivo servizio ci sono stati (nessuno è perfetto) è sicuramente vero che c’è anche una realtà molto differente, con un “bicchiere mezzo pieno” di tutto rispetto. Infatti i problemi quotidiani che ciascun portalettere è costretto ad affrontare per far arrivare al giusto destino la posta non sono neppure immaginabili dalle persone che non sono del mestiere.
Indirizzi sconosciuti, destinatari assenti – Il portalettere al mattino scorre velocemente tutta la posta, guarda ogni indirizzo sulle buste, cataloga per prodotto e mette in ordine per recapitare i plichi lungo il suo giro di clienti sul territorio a lui affidato.
Arriva quindi in strada e si reca all’indirizzo indicato sulla busta e qui cominciano i problemi…
Al numero civico dell’indirizzo indicato non abita quella o quelle persone. Perché? Perché chi scrive ha ancora un indirizzo vecchio che il destinatario non ha provveduto a far cambiare, o perché il mittente pur avendo avuto la notizia dal destinatario, per negligenza o pigrizia non ha ancora cambiato i dati, oppure sono stati cambiati i numeri civici delle abitazioni dal comune e i residenti non hanno comunicato il cambiamento a coloro che gli scrivono, o ancora il destinatario si è trasferito altrove senza avvertire nessuno del suo nuovo indirizzo e senza attivare il servizio “Seguimi” all’ufficio postale, magari perché non vuole ricevere la posta… o gli atti giudiziari…
Altro tipo di problema: in casa non c’è nessuno, non c’è il numero civico esposto, oppure è vecchio e non è stato aggiornato e quindi non corrisponde con quello dell’indirizzo; sul campanello non ci sono nominativi, c’è una cassetta ma senza alcun nome e il povero postino non è neppure sicuro se le persone indicate sulla busta abitino in quella casa… Cosa fa allora? Lascia la posta con il rischio di sbagliare destinatario? La riporta indietro?
Ancora: il destinatario non ha la cassetta della posta… arriva il postino che di solito la lascia a chi è in casa… quella mattina non c’è nessuno, piove e non ci sono posti dove lasciare la posta al coperto… cosa fa il postino? La riporta via per evitare che si bagni o la lascia sulla porta di casa per sentire poi i reclami del destinatario perché la posta si è sciupata?
Le dimensioni fanno la differenza – Ci sono poi quelle persone che pur avendo la cassetta domiciliare della posta, non si preoccupano di verificare che sia capiente a sufficienza per contenere la posta che ricevono, magari i quotidiani o le riviste ai quali sono abbonati e, anzi, hanno una cassetta piccola, piccolissima, con delle fessure per infilare la posta strette e con bordi taglienti, tanto che non è infrequente che il postino per far sistemare la corrispondenza si faccia male alle mani, o, se la posta viene lasciata fuori dalla fessura per metà, perché non c’entra proprio neppure con la buona volontà e magari per un infausta casualità poco dopo che il postino è passato piove, la posta si bagna e allora tutti addosso al postino che ha fatto bagnare la posta!
Se viene però chiesto di mettere una cassetta più grande i clienti rispondono con ragioni del tipo “Tanto sono sempre in casa la posta la può dare a me” oppure “La cassetta chi me la paga?” e ancora “mi hanno sempre portato la posta così”.
Mentre l’esistenza di un’apposita cassetta domiciliare sufficientemente grande è prevista dalla legge con l’indicazione di tutti i nominativi che da essa ritirano la posta.
Attenti al cane – C’è poi chi la cassetta la mette in posizione che non si vede… in cima alle scale e non al limite della proprietà come prevede la legge, tanto cosa ci vuole a fare due scale? Non si pensa che il postino le deve fare magari per 200/300 clienti differenti… Oppure c’è un cane che è libero di arrivare fino alla cassetta e minaccia il postino, o ancora, la cassetta si trova in fondo ad una strada sterrata tutta fango e buche magari con dirupi da un lato senza parapetti, e il percorrerla, soprattutto nella stagione brutta, espone il portalettere al rischio di cadere dal motorino o peggio. Basterebbe installare la cassetta all’inizio della strada su di un palo, ad una recinzione; ma alcune persone a questo non pensano o non vogliono accollarsi il problema.
Quanto gira una raccomandata – Altro caso tipico, il postino porta una raccomandata, si reca dopo aver chiesto informazioni al posto indicato dall’indirizzo sulla lettera, trova un’abitazione senza civico, senza nomi sul campanello e sulla cassetta, suona ed in casa non c’è nessuno… deve lasciare un avviso e, non conoscendo le persone da vecchia data perché è nuovo del posto, cosa fa? In strada non c’è nessuno per domandare altre informazioni… Deve fare altre 150 consegne… riporta la raccomandata indietro, richiede informazioni ai colleghi se conoscono quella persona poi ritorna all’abitazione e lascia l’avviso. Così poi il cliente si recherà a prenderla in ufficio postale con perdite di tempo per chi lavora e disagi per il cliente. Altra ipotesi, arriva il postino… c’è un cane sciolto intorno all’abitazione, il proprietario dice che è innocuo o peggio, non c’è nessuno ma c’è il cane … il portalettere magari ha paura ma si fa forza e si fa avanti… il cane la morsica ad una gamba e non la molla… e così il postino ola postina si infortuna sul lavoro ed il giorno seguente non sarà presente per recapitare la posta.
Eppure basterebbe poco – Comunque sia è sempre colpa del postino… Basterebbe veramente poco per far funzionare meglio le cose; mettere una cassetta grande in un posto facilmente accessibile e visibile al limite della proprietà, tenere legati i cani, togliere i vecchi numeri civici e esporre i nuovi oppure addirittura scriverli sulla cassetta con pennello e vernice, come fanno in America, scriverci i nomi e i cognomi delle persone che abitano nella casa, insomma essere facilmente rintracciabili senza possibilità di errore, perché si fa presto a lamentarsi, ma non si tiene conto che molto spesso i clienti/destinatari sono difficilmente rintracciabili e quando un postino deve fare 400/500 consegne al giorno i problemi per forza vengono fuori…
I tempi cambiano – Vediamo a volte arrivare lettere con scritto il nome e cognome di una persona e come indicazione soltanto il nome di un paese, per esempio, Roberto Ferrini – Brucciano… ci rendiamo conto di che significa? Oppure sull’indirizzo è riportato “via della Chiesa” senza la frazione o il paese… quante frazioni dello stesso comune hanno una “via della Chiesa”? Praticamente tutte!
Spesso si sente dire dalle persone: “Eh! ma mi conoscono tutti!” oppure “sono trenta anni che è così e la posta me l’hanno sempre portata!” Ma quante cose sono cambiate negli ultimi 10 anni? 30 anni fa non esisteva certo una raccomandata o un’assicurata da consegnare ogni giorno, per non parlare degli atti giudiziari, delle multe… Basta pensare al traffico e ai tempi di percorrenza di 30 anni fa… non sono certo gli stessi di oggi! Molte cose sono cambiate negli ultimi 30 anni, basta pensare alle nuove tecnologie, allo sviluppo abitativo che c’è stato in numerose frazioni anche dei nostri comuni, alla velocità con cui oggi le persone cambiano casa, all’arrivo di persone da altri paesi, magari stranieri che comprano e restaurano case in mezzo ai boschi…
E’ cambiata anche la Posta, è vero, i portalettere cambiano sovente, vengono assunti da fuori zona o cambiano mansione e lasciano le consegne per fare gli impiegati, vengono trasferiti, ed essendo lavoratori esposti alle intemperie capita anche spesso che si assentino e debbano essere sostituiti.
E’ essenziale quindi che possano andare a consegnare la posta facendo conto esclusivamente sulla correttezza dell’indirizzo, cioè per via, numero civico, codice di avviamento postale e località corretti e rispondenti alla realtà, e non per conoscenza dei nomi e cognomi di tutte le persone.
E’ cambiata anche la volontà e la determinazione di coloro che lavorano in Poste Italiane nel voler fare sempre meglio il servizio alla cittadinanza anche in collaborazione con gli Enti Locali e con i Comuni, perché il servizio di recapito della corrispondenza – assieme agli altri servizi – se ben fatto, migliora la qualità della vita delle persone. Quanto scritto è un esempio di questa intenzione ed è questa strada che vogliamo sempre di più percorrere con la collaborazione di tutti voi, che leggerete queste righe. Collaborazione che tutti i postini si augurano vorrete dare.
Messaggio inviato da Valter Ghiloni
Non essendo possibile al momento registrarsi sul vs. sito, almeno così mi ha detto Luca, non mi è possibile inviare un commento al Suo articolo sui portalettere.
Condivisibile, in buona parte, anche perché mi vanto (una delle poche vanterie che mi permetto) di essere dalla parte dei lavoratori e di cercare di trovare sempre il positivo nel loro comportamento.
Però, però… nel caso specifico sono costretto a non condividere in toto perché molte volte anche i portalettere hanno le loro colpe.
Le cito solo un paio di fatti, tanto per fare esempi, a me accaduti.
Presso la mia abitazione sono chiaramente scritti i nomi sui campanelli e sulle cassette della posta. Trattandosi di un unico numero civico cui corrispondono due famiglie per separazione di abitazione ma di fatto unite tra di loro da stretti vincoli il portalettere è stato informato che comunque, in caso di raccomandate, può suonare indifferentemente a ciascuno dei campanelli.
Ebbene, negli ultimi quattro mesi (dopo di che ho fatto un reclamo espresso alla direzione provinciale) non solo non è stato fatto questo, ma addirittura in giorni in cui ero in casa, sicuro di esserlo, ed in orari in cui ero in casa, sicurissimo di esserlo, così come c’erano gli altri familiari all’altro campanello (anche perché non possono muoversi da lì…) ben quattro raccomandate sono dovuto andarmele a riprendere in ufficio. E non il giorno stesso che ero libero, ma il giorno dopo, in orari in cui le persone “normali” sono al lavoro, quindi dovendo lasciare il mio lavoro per andare a ritirare la corrispondenza.
Per circa due mesi ho ricevuto giornali a cui sono abbonato (settimanali) con un ritardo medio di due settimane….
Sicuramente non ho ricevuto, perché sapevo di doverla ricevere, corrispondenza ordinaria nell’ultimo mese. Così come nell’ultimo anno sono andati persi (o recapitati ad altri) almeno 8/9 settimanali cui sono regolarmente abbonato, gli indirizzi dei quali sono esatti e per i quali i nominativi dei destinatari coincidono con quelli sulla cassetta. Che non sarà grandissima, ma consente comunque almeno un formato “Panorama”.
Non io, perché ormai le bollette le ricevo tutte in elettronico a parte Gaia che sembra (ma non sono sicuro) che al momento non le invii se non cartacee, ma gli altri miei familiari hanno pagato bollette in ritardo a causa del recapito fuori termini di pagamento.
Sto cercando in tutti i modi di defatigare il lavoro dei portalettere, spostando il più possibile della mia corrispondenza in elettronico comprese le pubblicazioni, ma del tutto non ci si riuscirà mai. E questo non solo per un problema di consegna ma anche per una sensibilità ecologista: pubblicazione elettronica = meno carta, = meno alberi abbattuti, = meno rifiuti da smaltire, = miglior qualità di vita mondiale.
E’ vero, tante cose sono cambiate negli ultimi anni, e non sempre in meglio. Ma avendo in casa chi per qualche tempo ha fatto coscenziosamente il portalettere mi viene qualche dubbio che si utilizzi anche qualche scusa di troppo per giustificare i disservizi, mentre l’unica verità è che il servizio di consegna corrispondenza non funziona perché la società che lo gestisce non è in grado di farlo funzionare: finchè le poste sono state un rifugio per ammanicati politici vari c’erano fin troppi addetti e quindi, nel bene e nel male, il servizio girava; in tempi di tagli chissenefrega, tanto non è mica la società Poste Italiane a rimetterci, sono gli utenti (non clienti, per favore: il cliente è un’altra cosa…); e allora giù con le riduzioni di personale, i giri sempre più ampi, le zone sempre più vaste…
Ah. Solo ieri la portalettere mi ha chiesto (perché mi ha visto, altrimenti la metteva in cassetta…) se per caso era mia una corrispondenza (che, tra l’altro, mi arriva spesso destinata a quella persona…); il nome non figura sul mio campanello e sulla mia cassetta postale, la via non corrisponde, il numero civico è un altro….: non è che faceva prima a portarla in quella via ed a quel numero civico?
Per approfondimenti, se ne ha voglia, La invito a leggere quanto ho scritto al Direttore PT di Lucca e per conoscenza all’editore del settimanale Toscana Oggi (una delle riviste coinvolte per mesi nei ritardi di consegna… chissà, forse un problema ideologico del portalettere?), lettera che l’editore di Toscana Oggi ha ritenuto di pubblicare in un numero mi sembra del marzo/aprile scorso quale lettera principale al direttore della settimana. Un po’ polemica in alcuni passaggi, lo riconosco. Ma sono fatto così, non ci posso far niente…
Solo alcune precisazioni di ordine pratico:
non per contraddire il mio direttore (forse vi siete sentiti qualche tempo fa), ma è possibilissimo commentare gli articoli: basta andare nella parte finale della home page – sulla banda nera, per intenderci – e cliccare su “members log-in”, a destra della stringa di ricerca.
da qui si accede a una maschera che permette di entrare nel sito se si è già registrati o di effettuare la prima registrazione.
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Lo scrivo in calce al suo commento non per fare la maestrina ma per avvisare tutti gli utenti che hanno volontà di interagire con la redazione e commentare gli articoli – coasa peraltro graditissima
Grazie mille, in effetti mi aveva detto che non era “ancora” possibile circa un mese fa…