Another of those special occasions that happen every now and again. This time not actually in Barga but up on the mountain above the city in the tiny village of Sommocolonia. It is an Italian tradition to celebrate the night between the 9th and the 10th of August with some special event. What is so special about this night of the year? For a period of time going from the end of July until August 20, the Earth is in a particular phase during its revolution around the Sun. During those nights it is in fact possible to see a great number of shooting stars that enter the Terrestrial orbit. These pieces of rock, the Perseids, that enter our atmosphere, are fragments left off by the major comet Swift-Tuttle that passes by the Earth every 134 years. The peak moment has historically been August 10, the night of San Lorenzo. Although due to astral adjustments the actual peak has moved to the 12th of August.
Last night to celebrate this celestial event over 100 people sat out on the terrace in Sommocolonia which boasts one of the finest views of the valley spread out below and enjoyed together an evening of music and poetry under the stars.
For the first half of the evening, Graziella Cosimini recited verses from the poet Giovanni Pascoli and the soprano Sally Li sang a selection of arias, and songs from Gershwin and Andrew Lloyd Webber. For the second half, the street lights were switched off and all heads turned up to watch the stars above. On cue the clouds, which had been covering most of the sky up until then , magically parted to reveal the night sky with most of the constellations perfectly set out above their heads for all to see. Luckily there was the ever erudite prof. Talini on the terrace to give those with patchy knowledge of the stars a helping hand in deciphering the glittering display.
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Al mio cantuccio, donde non sento
se non le reste brusir del grano,
il suon dell’ore viene col vento
dal non veduto borgo montano:
suono che uguale, che blando cade,
come una voce che persuade.
Tu dici, E` l’ora; tu dici, E` tardi,
voce che cadi blanda dal cielo.
Ma un poco ancora lascia che guardi
l’albero, il ragno, l’ape, lo stelo,
cose ch’han molti secoli o un anno
o un’ora, e quelle nubi che vanno.
Lasciami immoto qui rimanere
fra tanto moto d’ale e di fronde;
e udire il gallo che da un podere
chiama, e da un altro l’altro risponde,
e, quando altrove l’anima è fissa,
gli strilli d’una cincia che rissa.
E suona ancora l’ora, e mi manda
prima un suo grido di meraviglia
tinnulo, e quindi con la sua blanda
voce di prima parla e consiglia,
e grave grave grave m’incuora:
mi dice, E` tardi; mi dice, E` l’ora.
Tu vuoi che pensi dunque al ritorno,
voce che cadi blanda dal cielo!
Ma bello è questo poco di giorno
che mi traluce come da un velo!
Lo so ch’è l’ora, lo so ch’è tardi;
ma un poco ancora lascia che guardi.
Lascia che guardi dentro il mio cuore,
lascia ch’io viva del mio passato;
se c’è sul bronco sempre quel fiore,
s’io trovi un bacio che non ho dato!
Nel mio cantuccio d’ombra romita
lascia ch’io pianga su la mia vita!
E suona ancora l’ora, e mi squilla
due volte un grido quasi di cruccio,
e poi, tornata blanda e tranquilla,
mi persuade nel mio cantuccio:
è tardi! è l’ora! Sì, ritorniamo
dove son quelli ch’amano ed amo.
