Presentation in Piazza dell’Annunziata, Barga Vecchia the book by Antonio Mordini entitled “Perduta nei miei sogni”
Antonio Mordini nasce in Garfagnana, nel 1989. Dopo qualche breve esperienza all’estero e una laurea in Giurisprudenza, si trasferisce in Florida, dove lavora per quasi due anni. Nel 2018 decide però, complice l’amore, di stabilirsi a Barga.
Jake vive in Florida, lavora in uno studio legale ed è molto abitudinario: ogni mattina va a correre, pranza sempre nello stesso posto, e ogni notte fa lo stesso sogno. Una figura indefinita di donna, avvolta nella nebbia, e una voce misteriosa che lo chiama a sé. Finché un giorno, dopo l’abituale corsetta, Jake non riconosce la voce dei suoi sogni in quella di una ragazza incontrata per strada.
Chi è questa donna misteriosa che sembra inviata dal destino? E soprattutto: dar retta al destino è davvero una buona idea? Quel che è certo è che tutto, nella vita di Jake, sta per cambiare per sempre.
La sveglia suonava ogni mattina alle sei e mezza, quando il sole era basso nel cielo e il caldo non annientava ancora la voglia di uscire.
Abitavo a Sarasota, una città della Florida affacciata sul Golfo del Messico. Ci vivevano circa sessantamila persone, di cui solo una piccola parte si era stabilita nelle varie isole che separavano la baia dal mare. Erano tutte collegate fra loro da ponti e ponticelli e ogni casa o villa che si affacciava sulla baia aveva un corrispondente spazio di spiaggia privata sul lato del Golfo.
Le temperature salivano molto d’estate, con picchi di umidità lancinante, e l’unico momento in cui era possibile andare a correre era la mattina presto.
La corsa mattutina riusciva sempre a farmi sentire bene, fisicamente e mentalmente. La spiaggia era bianca, di una sabbia talmente fine da infastidire anche il più grande amante del mare, eppure di una bellezza tale da ammaliare persino il suo maggior detrattore. L’alba, con i suoi colori chiarissimi, mi dava il buongiorno, e io, come sempre, le rispondevo volentieri.
Correvo lungo la battigia, facendo attenzione a non calpestare e rompere tutte le bellissime conchiglie colorate. Ogni tanto mi fermavo a raccoglierne qualcuna, con l’intenzione di metterla nella grande ampolla che tenevo in bagno, riempita per un quarto di sabbia.
Correvo veloce, per far volare la mente, per non pensare a quella dolce voce che ogni notte tornava a tormentarmi. Andava avanti da mesi. Tutte le notti. Era una voce mai sentita, lieve, che mi cercava, che mi chiamava.
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