Nel nostro precedente dialogo, il tenente colonnello Vittorio Lino Biondi ci ha spiegato quali erano le forze presenti in Valle nell’autunno 1944. I brasiliani della Feb, i neri della Buffalo e i patrioti dell’XI Zona.
Ora è il momento di vedere quando furono liberate Bagni di Lucca e Coreglia Antelminelli, argomento del convegno del 4 ottobre scorso.
“Bagni di Lucca fu liberata nella notte tra il primo e il 2 ottobre del 1944 dal II battaglione del 370 Rgt della Buffalo. Coreglia, invece, fu liberata dai brasiliani pochi giorni dopo, il 6 ottobre, mentre il giorno precedente era stato liberato il borgo di Ghivizzano”.
In realtà, ci tiene a chiarire Biondi, il termine “liberate” non è giusto: “è meglio dire che sia Bagni di Lucca che Coreglia furono raggiunte dagli Alleati, perché già controllate dai partigiani (a Coreglia quelli della formazione Bozzi che poi venne sciolta e assorbita dalla XI Zona si svolse senza particolari incidenti, perché di fatto da alcuni giorni Bagni di Lucca era completamente controllata tranne che per alcuni paesi in alto, dai patrioti della XI Zona che addirittura avevano imposto Pippo come sindaco)”.
Uno degli aspetti più sorprendenti della ricostruzione di Biondi è quello del campo di concentramento di Bagni di Lucca, una storia rimossa.
“Anche qui è bene chiarire che non si trattava di un campo come comunemente intendiamo. Era situato presso Villa Cardinale, ai Bagni Caldi, da prima vi furono internati gli anglo-maltesi provenienti dalla Libia ed alcuni slavi, poi dopo l’8 settembre, vi furono internati molti ebrei che alloggiarono presso l’albergo Corona, e il Regina. Alcuni furono autorizzati a alloggiare, a pagamento, presso camere private. Li sorvegliano un funzionario di Pubblica Sicurezza con sei agenti della Regia Questura di Lucca, poi sostituiti dalle Camice nere. Dovevano fare due appelli al giorno, ma non erano trattati male: potevano uscire e fare piccoli lavoretti”.
Purtroppo, all’inizio del ’44, ben 107 di loro furono deportati in Germania. Ne tornarono pochissimi. Proprio per evitare questa fine due coniugi ebrei si suicidano insieme avvelenandosi con il gas in camera da letto, in un appartamento in via Serraglia. Una triste fine per una bella storia d’amore.
Con la primavera del 1945 arrivò la fine della guerra e la Libertà ma certo i problemi non erano finiti, anzi!
“Iniziarono, infatti, i problemi della ricostruzione resi ancora più gravi dalla carenza di risorse economiche, problema comune a tutta la Nazione. In particolare, nella nostra zona, da un punto di vista logistico, si dovettero ricostruire i numerosi ponti caduti con interventi molto onerosi. Il ponte di Calavorno, che era stato sostituito con un bailey militare, venne rimosso e ricostruito ad arco. Il ponte della Catene venne risollevato dal letto della Lima e riagganciato. La linea ferroviaria richiese, anch’essa, un forte impegno economico, sollecitato dal primo sindaco effettivo di Bagni, il Betti che così come il sindaco di Coreglia si trovò ad affrontare il dramma degli sfollati, le case da sistemare, le scuole da far ripartire, le industrie, le ampie zone minate da bonificare, le armi da rastrellare e un certo banditismo che rendeva insicure almeno inizialmente, le strade e i posti isolati di di notte”.
In questo quadro dai colori foschi però ci fu anche spazio a qualcosa di più “leggero”…
“Già, infatti, si sviluppò, in maniera “virale”, la febbre del boogie woogie, il ballo scatenato portato dagli americani! Aprirono moltissime sale da ballo, le celeberrime balere, dove la gente ritornò a ballare. Fu una febbre collettiva, per dimenticare e ripartire”.
Biondi, prima di chiudere, ci tiene a riprendere la riflessione con cui avevamo aperto il nostro incontro.
“Il valore della ricostruzione storica, sta nel recupero della nostra memoria condivisa. Quella di un paese, di un popolo, ancora giovane, che sta affannosamente e disperatamente cercando di ricomporre il senso della sua esistenza. E per questo ha bisogno della Storia. Di quella vera, serena e sincera, anche se a volte non facile da comprendere e da accettare. Ci serve, questa Storia, per consolidare il nostro punto di partenza. Da qui, da questo punto , consapevoli di quello che è costato arrivarvi, partiamo noi! In avanti, in meglio, con alla spalle il rispetto e il ricordo, e negli occhi la speranza e la certezza dell’avvenire, del futuro”.
Article by Nazareno Giusti