Un giardino nell’arida estate mediterranea – barganews

Un giardino nell’arida estate mediterranea

Published on 08/09/2013 in archive

Rose in giardino

Rose in giardino

Anche quest’anno ho deciso di limitare la distribuzione di acqua al prato confidando in periodici scrosci temporaleschi. Anche quelli promessi latitano e il prato di certo non ringrazia. Ci sarà l’autunno per recuperare. Solo le zone che primavera avevano sofferto terribilmente le continue piogge sembrano indenni da una certa sofferenza. Mi limito, di tanto in tanto, a fornire assistenza irrigua agli arbusti e a brevi piogge artificiali su alcuni settori di prato per evitare l’ecatombe, niente più.

Stamani ho deciso di fare una passeggiata alla luce del sole, dato che troppo spesso lo faccio di sera o a notte fonda, per avere un quadro degli interventi da fare prima che qualcuno lamenti la natura eccessivamente selvaggia di uno spazio che tale non è. E’ evidente che va dedicata qualche ora a questo piccolo ma ricco spazio verde.

Prima di tutto quasi tutte le piante cominciano a punteggiarsi di piccoli scudetti bianchi. Sono proprio loro: le mitiche ceroplastes, un tipo di cocciniglia che infesta frequentemente i giardini. Provo a prendermela con la scarsa biodiversità delle siepi del vicino, per di più di alloro, ma devo ammettere che ci sono momenti in cui questo insetto è inarrestabile. Prova ne è il fatto che lo trovo sul mirto come sul Solanum jasminoides e pure sull’ortensia quercifolia. Come accaduto altre volte, è tempo di correre ai ripari. Mi concedo ancora qualche giorno per decidere come intervenire mentre ricordo il paziente lavoro fatto lo scorso anno proprio sul mirto: ho staccato a mano decine di cocciniglie. Del resto meglio prendersi un po’ di tempo per pensare (non avete idea di quante cose mi passino per la testa mentre curo il giardino) che arricchire di molecole insetticide una pianta utilizzabile in cucina.

Proseguo il giro di perlustrazione.

A quanto pare è tempo di porre mano alle cesoie per qualche potatura estiva. Ci sono un po’ di fiori di rosa ormai sfioriti da rimuovere per favorire nuove fioriture. Le ormai troppo ingombranti rose banksiae hanno bisogno di un forte ridimensionamento e difficilmente attenderò le potature invernali. Poi ci sono i phlomis a cui intendo rimuovere le gli steli fiorali per favorire la crescita di nuovi germogli. Dovrò rimuovere pure i mazzetti sfioriti dell’elicriso e tra qualche giorno è, secondo alcuni, il tempo canonico per potare la lavanda. Quest’anno voglio farne mazzetti profumati da donare a mia moglie: vedi mai che li utilizzi negli armadi al posto di altri strani artifici! I manuali non sempre sono dalla mia, ma rimuoverò anche qualche pannocchia sfiorita della buddleja: ormai sono antiestetici e non attraggono più le farfalle.

Qualcosa scricchiola sotto i miei piedi e mi fa venire in mente un errore piuttosto frequente in chi si avventura nella botanica, cioè la convinzione che le piante sempreverdi non perdano le foglie. In realtà esse non si spogliano mai completamente, ma in questi giorni allori ormai arborei e pini lasciano cadere una grande quantità di foglie ed aghi. Dovrò rimuoverli e avviarli all’orto di mio padre dove saranno compostati.

A proposito di orto, devo ammettere che sono un po’ indietro con alcune legature sui pomodori ed è scappata anche qualche femminella di troppo. Alcuni, però, hanno arrossato i primi frutti e non mancano le sorprese: al tradizionale rosso di datterini, pachini e canestrini si sta affiancando il giallo di una varietà piantata distrattamente e della quale non conosco il nome. Poco importa: prima li ammiro e poi li assaggio!

C’è qualche pianta che manca all’appello: sono gli esperimenti non riusciti. Un giardino cresce anche così: arrivano piante che potrebbero essergli adatte ma non sopravvivono, poi qualche anno dopo scopri che da un vecchio seme qualcuno ha deciso di dare il meglio di sé. E’ il caso della melissa profumata di limone e delle fragoline di bosco, frutti inaspettati di battaglie passate.