Ci siamo. Tra poche ore inizia il Conclave, grazie al quale sarà eletto il nuovo Papa. Evento storico, raro. Basta pensare che nel corso del XX secolo ve ne furono solo dieci. Questo Conclave è reso ancora più particolare dal fatto che il Santo Padre Benedetto XVI non è “tornato alla casa del Padre” bensì in vita, ritirato e “nascosto al mondo” dopo una sorprendente decisione.
Per noi cittadini della Valle del Serchio anche questo conclave, così come quello in cui fu eletto papa Ratzinger, ha qualcosa di speciale in più. Questo perché tra i cardinali che vi prendono parte, e quindi anche tra gli eventuali papabili, figura anche un fornacino purosangue: il Cardinale Justin Francis Rigali, 78 anni, che fino al 2011 è stato a capo della Diocesi di Philadelphia, quando poi ha rinunciato per raggiunti limiti di età.
Mons. Rigali è stato nominato Cardinale da Giovanni Paolo II nel concistoro del 2003.
Ma che cosa c’entra il cardinal Rigali con la Valle del Serchio? Già il cognome dovrebbe svelare il mistero. I nonni erano infatti originari di Fornaci di Barga anche se il cardinale è nato a Los Angeles.
L’ultima sua visita risale a quasi 30 anni fa quando celebrò la Santa Messa in occasione dell’inaugurazione del nuovo complesso parrocchiale di Fornaci di Barga realizzato da mons. Lido Ferretti e che fu proprio lui a benedire. A Fornaci inoltre ci sono ancora molti suoi parenti con i quali mantiene contatti.
Adesso Mons. Justin Rigali è tra i protagonisti della elezione del nuovo Papa ed i fornacini si sentono in qualche modo parte di questo importante appuntamento. Qualcuno spera anche in qualcosa di più, anche se il suo non sarebbe uno dei nomi che si sente dire.
Tra poco comunque entrerà sotto gli stupefacenti affreschi della Cappella Sistina insieme agli altri cardinali per il conclave che eleggerà il nuovo Papa.
Le curiosità, le aspettative sono tante. Inutile nasconderselo, il futuro papa si troverà ad affrontare una situazione intricata, difficile, pesantissima. Tanti i nomi fatti in questi giorni, ma al di là del “toto-Papa” andiamo bene a vedere cosa succederà tra poche ore e quali sono le radici storiche di tale evento.
Parliamo del Conclave, che come lo intendiamo oggi è un introduzione abbastanza recente nella bimillenaria storia della Chiesa. L’elezione del pontefice nei primi anni della Chiesa si presentava in maniera, molto, diversa.
Si dice che Pietro nominò il suo successore: Lino. In effetti, nei primi anni del cristianesimo l’elezione del nuovo pontefice avveniva nell’assemblea dei cristiani di Roma, a volte su indicazione stessa del predecessore.
In quegli anni però l’elezione era data spesso anche da eventi che sembravano dettati da una volontà divina come nel caso di papa Fabiano che, nel 236, venne eletto poiché durante l’assemblea una colomba si posò sul suo capo. Tra il terzo e il quinto secolo l’elezione avveniva per mano di un collegio di sette diaconi, poi su designazione del clero e del popolo romano, con ratifica dei vescovi della provincia.
Negli anni prima e attorno al Mille il papa era eletto dal clero e dal popolo romano sempre sotto il controllo del potere civile o della pressione delle fazioni politiche. Pressione che andrà ad aumentare tanto che papa Gelasio II, eletto il 24 gennaio 1118, fu il primo papa eletto cum clave: fu infatti eletto all’unanimità dai cardinali riuniti nel Monastero di San Sebastano sul Palatino, luogo segreto e chiuso al pubblico scelto appositamente per evitare interferenze esterne sulla scelta del successore di Pietro (si era in piena lotta per le investiture).
Uno dei conclavi più lunghi della storia fu quello del 1270 a Viterbo: evento che, si dice, diede il nome di Conclave: gli abitanti di Viterbo, allora sede papale, stanchi di anni di indecisioni dei cardinali, li chiusero a chiave nella sala grande del palazzo papale e ne scoperchiarono parte del tetto, in modo da metterli in condizioni di decidere al più presto chi eleggere a nuovo pontefice.
Fu eletto papa Gregorio X che non a caso poco dopo eletto emanò la Costituzione apostolica Ubi Periculum, in cui imponeva che i cardinali dovevano riunirsi in un’area chiusa e non avevano diritto a stanze singole. Nessun cardinale doveva farsi assistere da più di un servitore, a meno che non fosse infermo. Il cibo doveva essere somministrato attraverso una finestra e dopo tre giorni i cardinali avrebbero ricevuto solamente un pasto al giorno; dopo cinque soltanto pane, vino ed acqua. Durante il conclave inoltre nessun cardinale poteva ricevere alcuna rendita ecclesiastica.
Regole rigidissime che furono sospese da Adriano V nel 1294 ma, a seguito di una lunga sede vacante, richiamate da Pietro da Morrone, eremita che chiese il ritorno alle rigidità delle disposizioni papali, un gesto apprezzato dal collegio dei cardinali che gli inviarono una lettera nel quale gli proponevano di accettare il Soglio Papaple prenderà il nome di Celestino V, colui che farà poi il “gran rifiuto” per cui lo renderà celebre Dante anche se alcuni storici pensano che non si rivolgessea lui. Celestino V, comunque, alla sua morte, sarà fatto Santo.
Il Conclave che si tenne tra il 1303 e 1304 elesse Clemente V che trasferì la sede del papato ad Avignone inaugurando la così detta “cattività avignonese”: settanta anni e sette pontefici in terra francese.
Sarà Gregorio XI, illuminato da Santa Caterina da Siena, a riportare il papato nella Città Eterna.
Durante il Rinascimento l’elezione papale e il papato si esprimeva nella forma di una moderna signoria mentre proseguivano le ingerenze politiche da parte dei “Signori”.
La gran parte delle elezioni papali si tenne a Roma ma questo non fu, come abbiamo già visto, una costante: nel medioevo le elezioni si tenevano la dove il papa moriva come a Perugia o Anagni, tra il 1799 e il 1800 si tenne a Venezia nell’Abbazia di San Giorgio con l’elezione di papa Pio VII per poi tornare a Roma ma (attenzione!) non nella michelangiolesca Cappella Sistina ma al Quirinale dove le elezioni pontificie si tennero sino all’Unità d’Italia, l’ultimo ad essere eletto sul Palazzo che sorge sull’omonimo colle fu Giovanni Maria Mastai Ferretti, il famoso Pio IX che vanta il pontificato più lungo della storia: 31 anni, 7 mesi e 23 giorni.
Il primo papa a essere eletto nella Sistina sarà Leone XIII che però non si affaccerà su Piazza San Pietro: troppo fresca e aperta la ferita del XX settembre.
Il conclave che seguirà alla sua morte, quello del 1903, sarà uno dei più drammatici e carichi di tensione: l’Austria pone l’esclusiva sul cardinale Rampolla considerato troppo filo francese per voce di un cardinale polacco Puzyna. Sarà l’ultima volta che uno stato avrà potere nella scelta di un pontefice: Pio XI abolirà tali ingerenze “inopportune” con la Costituzione Commissum nobis del 20 gennaio 1904.
Le modifiche più importanti sono poi state fatte da Paolo VI che con la Ingravescentem aetatem, ha escluso dal conclave i cardinali ultraottantenni e con la Romano Pontifici Eligendo ha fissato in 120 il numero dei componenti del collegio elettorale.
Ma ora andiamo a vedere cosa avverrà nelle prossime ore: tutti i cardinali si riuniranno nella basilica di San Pietro dove celebreranno la Missa Pro eligendo Romano Pontifice.
Il pomeriggio i cardinali elettori in abito corale si recheranno in processione cantando il Veni Creator Spiritus dalla cappella Paolina verso la cappella Sistina, dove, nei giorni dell’interregno, sono stati allestiti i banchi per la votazione nel coro, è stata eseguita la bonifica da qualsiasi mezzo audiovisivo o di trasmissione all’esterno, ed è stata montata la famosa stufa in ghisa nella quale verranno bruciati appunti e voti degli elettori e verrà dato, attraverso i segnali di fumo, una fumata nera per ogni avvenuta votazione, fino a quando non verrà raggiunto il quorum previsto, che è indicato all’esterno con una fumata bianca.
Giunti nel coro della cappella, i cardinali presteranno giuramento davanti al cardinale decano, dopo il Maestro delle Cerimonie Pontifice darà l’Extra omnes. Fuori tutti.
Il Conclave entrerà così nel vivo.
Il Maestro, dopo aver chiuso la porta a chiave, condurrà la sua meditazione concernente i problemi della Chiesa e le qualità che il nuovo eletto dovrà possedere. Dopo la sua meditazione l’ecclesiastico lascia la cappella insieme al maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie. Seguono le preghiere. Il cardinale decano chiederà se vi sono ancora dubbi relativi alle procedure. Con la chiarificazione dei dubbi, le operazioni di voto possono cominciare. I signori cardinali arrivati dopo l’inizio del conclave sono comunque ammessi.
Un cardinale malato può lasciare il conclave e poi esserne riammesso, un cardinale che lasci il conclave per qualsiasi altra ragione, non può ritornarvi. Ciascun cardinale elettore disporrà di una scheda di forma rettangolare, con riportata la scritta “Eligo in Summum Pontificem” sotto la quale ognuno scriverà con grafia non riconoscibile il nome del cardinale che intende eleggere a Romano Pontefice.
Quindi, un cardinale alla volta si reca, tenendo in mano la scheda piegata in due e ben visibile, presso l’altare dove sono i tre scrutatori e un’urna con un piatto appoggiatovi sopra.
Arrivato dinanzi all’affresco Giudizio Universale di Michelangelo pronuncerà il giuramento: “Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”.
Posta la scheda sul piatto, lo alzerà per lasciarla scivolare all’interno dell’urna; quindi tornerà al proprio posto. Compiute le operazioni di voto si procede alle operazioni di spoglio. Il primo scrutatore agita le schede nell’urna per mescolarle mentre l’ultimo scrutatore le conteggia una ad una ponendole in un’altra urna vuota, più piccola.
Se il numero non corrispondesse al numero dei cardinali elettori le schede andrebbero bruciate subito, senza spoglio. Qualora per un candidato le votazioni raggiungono e/o superano i due terzi dei votanti l’elezione è valida. Il decano si rivolgerà all’eletto dicendo: “Accetti la tua elezione canonica a Sommo Pontefice?” e a risposta affermativa chiederà, sempre in latino: “Come vuoi essere chiamato?”
Dal momento dell’accettazione si bruceranno le schede, facendo in modo che dalla piazza San Pietro possa vedersi la classica fumata bianca che però non sempre riesce come nel caso dell’elezione di Giovanni Paolo I, simbolo, secondo alcuni, di cattivo presagio: papa eletto e fumata nera.
Ritorniamo, però, al nostro pontefice che ha appena accettato il suo incarico: qualora il candidato non sia vescovo (perché lo ricordiamo per essere eletti non bisogna essere un porporato), l’Ordo rituum conclavis prevede che venga subito consacrato; lo stesso Ordo regola le procedure da seguire nel caso l’eletto risieda fuori del Conclave.
Il Papa viene fatto ritirare nella “stanza delle lacrime”, ovvero nella sacrestia della Cappella Sistina, per indossare per la prima volta i paramenti papali con i quali si presenterà in pubblico dalla Loggia delle benedizioni della basilica di San Pietro. Non occorre spiegare il motivo sul perchè la stanza ha preso tale nome: tanta è l’emozione e il peso che vengono assunti dal neo Papa tali da portare alle lacrime. Nella sacrestia saranno presenti paramenti papali di tre diverse misure, che possono approssimativamente adattarsi alla taglia del nuovo eletto.
Famosa in proposito è la vicenda del neo-eletto Giovanni XXIII, pontefice piuttosto robusto, per adattare al quale gli abiti della taglia più ampia fu necessario tagliarli ampiamente e poi fermarli con spille da balia. Nel caso teorico che il papa eletto non fosse un cardinale partecipante al conclave, la vestizione del nuovo papa avverrebbe sul luogo dell’annuncio. Dopo la vestizione con i paramenti papali, il neoeletto ritornerà nella Cappella Sistina dove siederà alla cattedra.
Il cardinale decano lo inviterà a rileggere il testo di Matteo 16,13-19, con il quale Cristo promise a Pietro e ai suoi successori il primato del ministero apostolico.
Dopo la lettura evangelica e la preghiera per il nuovo Papa, i cardinali si accosteranno al Sommo Pontefice per prestargli l’atto di ossequio e di obbedienza. Infine verrà intonato il canto del Te Deum.
Il Conclave in quel momento sarà terminato.
Il Cardinale protodiacono si affaccerà quindi dalla loggia della Basilica di San Pietro e darà il lieto annuncio: “Habemus Papam”…