Un tributo a Giovanni Pascoli non poteva certo mancare da parte della rivista Poesia, mensile che dal 1988 si impegna a diffondere la cultura poetica a livello internazionale.
Ecco quindi che nell’edizione di aprile 2012 a Giovanni Pascoli è dedicato l’articolo di apertura e alla dolce sorella Mariù altre pagine a seguire, essendo considerata, a ragione, inscindibile dal poeta.
Silvio Raffo, autore dei tre articoli, analizza in questi scritti la poetica di Pascoli, del “fanciullo visionario”, mettendolo in relazione con altri grandi poeti ed intellettuali del Novecento e raccontandone l’intimo pensiero, la visione, l’idea fondante della poetica.
Ma se un approfondimento su Giovanni Pascoli nella data del centenario della morte era forse doveroso, è sicuramente un piacere trovare diverse pagine dedicate anche alla sorella Maria, che viene presentata non solo come vestale che si muove nell’ombra ma finalmente anche come persona autonoma e comunque custode consapevole di un poeta e di una produzione straordinari.
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Mariù è del resto autrice della prima biografia di Giovanni Pascoli, e da questo lavoro di oltre mille pagine già emerge il suo ruolo “attivo”: raccontando la vita del fratello racconta anche la sua, dato che è impossibile dividere la vita dell’uno da quella dell’altra e questo permette anche la comprensione di alcune poesie di “Giovannino”, spiegando con i fatti il concetto di nido, quel microcosmo costruito con fatica e strenuamente difeso dai due fratelli.
Insomma, è forse Mariù per prima e con maggior perizia di altre ad offrire spunti per la comprensione della vita e dell’opera del fratello, semplicemente raccontando e raccontandosi.
Ma le pagine di Poesia fanno emergere anche un’altra verità su Mariù, già conosciuta, ma non per questo sempre tenuta di conto.
Pur nell’ombra e senza poter minimamente competere con il fratello fu infatti anche lei poetessa, forse contagiata dallo stesso fuoco che ardeva in Giovannino. Nell’archivio di Castelvecchio, tra le sue carte, si trovano un centinaio di componimenti (alcuni dei quali riportati dalla rivista Poesia) i cui temi spaziano tra la natura e la solitudine.
Se Mariù non è passata alla storia come poetessa, in vita comunque qualche soddisfazione l’ebbe: alcune delle sue poesie furono pubblicate sul Marzocco tra il 1898 e il 1907 ed altre sulla rivista femminile Strenna delle Colonie Scolastiche, in entrambi i casi firmate con lo pseudonimo di Sybilla.
Senza contare che tre componimenti di Mariù – Sybilla chiudono i Canti di Castelvecchio, introdotti da con tenere parole da Giovanni Pascoli stesso: “…E non dispiaccia al lettore conoscere di lei qualche canto… Essa compone (lo dico perché la gente non si faccia di lei un’idea non rispondente della realtà) tra una faccenda e l’altra di casa…”