Cinquant’anni fa, nel pomeriggio del 13 febbraio 1962, si spegneva a Barga la vita del comm. Morando Stefani, dal 1923 sino allora – per 39 anni – Operaio in carica dell’Opera di S. Cristofano, l’ente che sovrintendeva al monumentale Duomo di Barga.
Morando Stefani era nato a Barga il 12 maggio 1874 da Andrea e Teresa Funai. Dopo gli studi al liceo classico di Lucca, seguì le orme del fratello Alfonso emigrando negli Stati Uniti, dove intraprese varie e redditizie attività. Rientrato a Barga nel 1923 venne eletto sindaco e poi Podestà fascista sino al 1937.
Per quanto riguarda la sua emigrazione negli Stati Uniti dagli elenchi degli arrivi a Ellis Island vediamo che ci sono due arrivi dal porto di Genova in nome di Morando Stefani di Barga: uno nel 1904, l’altro nel 1907.
Carattere fortemente volitivo e dinamico fu un attivo sportivo. Dopo aver praticato negli Stati Uniti lo sport del Wrestling, a Barga, nonostante l’età abbastanza avanzata, si cimentò nel Gioco del Bracciale, sport che la gioventù locale praticava sin dal XVIII secolo sul piazzale del Fosso.
Dalle colonne del giornale locale La Corsonna ma anche su giornali regionali concorse con articoli a mantenere vivi sia il Gioco del Bracciale come il più popolare Tiro della Forma, dando lustro anche alla lotta Greco-Romana, che senz’altro gli ricordava i passati giovanili.
Dal 1928 al 1941 diresse il giornale barghigiano La Corsonna, fondato nel 1903 dai barghigiani Italo e Alfredo Stefani.
In Barga, oltre agli impegni amministrativi ebbe altri incarichi, tra cui quello di Governatore dell’Arciconfraternita di Misericordia dal 1927 sino al 1933; Sovrintendente e Commissario Speciale del Conservatorio di Santa Elisabetta, sede delle scuole superiori, che con la sua opera rinacque strutturalmente e socialmente; ma dove esplicò il meglio di se stesso fu nell’incarico assunto nel 1923 di Operaio dell’Opera di San Cristofano del Duomo di Barga.
All’ingresso nella carica di operaio l’antico edificio di culto si presentava in una situazione veramente drammatica, sia per l’usura del tempo come per le gravi lesioni causate dai vari terremoti, specialmente quello del 1920.
Quasi come una promessa fatta spiritualmente a tutti gli avi barghigiani e alle anime degli sconosciuti costruttori Comacini, lo Stefani iniziò i progetti di restauro con l’idea di riportare quel monumento a nuova vita.
Solo rifacendoci al motto di Steve Jobs: “stay hungry, stay foolish”, che letteralmente tradotto significa “siate affamati, siate folli”, noi possiamo capire cosa volle dire il restauro del Duomo di Barga. In effetti fu un’impresa che solo un lucido folle – Jobsiano ante litteram – poteva prendere su di sé, portandola avanti sino al suo compimento.
Per raggiungere lo scopo che si era prefisso fondamentale fu la sua presenza di spirito quando Mussolini venne in visita a Barga nel 1930, riuscendo a farlo salire sino ai cantieri del Duomo e lì strappandogli la promessa dell’interessamento del Governo. Poco prima gli aveva strappato l’innalzamento di Barga a Città.
È proprio per quanto si dette e seppe fare per il Duomo di Barga che oggi si ricorda Morando Stefani. Il risultato del restauro dell’insigne monumento, orgoglio e vanto di tutta la Valle e da tutti elevato al di sopra del suo credo politico, non ci esime dal riproporre le parole scritte sulla sua tomba al cimitero di Barga: “I Barghigiani non lo dimenticheranno”.