Perdonatemi la vanteria. Così mettiamo le mani avanti. Poi capirete.
Credo di aver visto un presepe che nella sua semplicità mi ha detto tutto. Io cerco di descriverlo, voi cercate di immaginarlo. Allora. Intanto la prospettiva non è la tradizionale un pochetto schiacciata; questo va visto dall’alto. Cambia quindi come si guarda e questo è già buono. Al centro ci ha messo un Gesù bambino (poi vi spiego perché un) nella sua culla. Su una circonferenza intorno al piccolo si posizionano in un cerchio quasi perfetto la Madonna e Giuseppe, bue e asinello, pastore, re magi, contadina, una pecora, un cane, una capra, uno struzzo, un carletto dei sofficini, un soldatino, Hello Kitty. Ogni volta poi cambiano. Tutti stanno li intorno e dall’alto sembrano un girotondo, intorno al mondo. Una festa, così che deve essere.
Fra i personaggi impegnati nel festoso girogirotondo ci ha messo anche un altro Gesù bambino, più piccolo. Il che crea in effetti un certo effetto strano, ma pertinente; è un simbolo, è un bambino che guarda un altro bambino. Tutti sullo stesso piano, senza differenze, grandi e piccoli, animali, uomini, umanità varia. Più semplice di così. A me è piaciuto: insegna qualcosa con disarmante chiarezza. Lo ha fatto una bimba di tre anni appena compiuti, la mia piccola Marta, che però purtroppo ogni volta lo distrugge e lo rimonta. Sennò che gusto c’è, dice. Un gioco. Così, il Natale può essere anche questo. A buon rendere piccola.
Auguri e un bel girotondo a tutti.