Prosegue, come da programma, senza problemi, il viaggio che Danilo Musetti e la sua squadra sta compiendo in Bhutan, “l’ultimo regno himalayano”. La spedizione, patrocinata e sostenuta dal Cai Garfagnana Sezione “Roberto Nobili”, rientra nel progetto il “Tibet fuori dal Tibet”, nato per documentare la cultura tibetana che sopravvive al di fuori dei confini tibetani. Quasi quotidianamente Musetti posta alcune notizie riassuntive della giornata e anche alcune immagini sul blog dedicato alla spedizione.
“Da quando- spiega- nel 1983 il “mitico” Ambrogio Fogar si collegava via radio con Resolute Bay, durante il cammino verso il polo nord assieme al cane Armaduk, i tempi sono cambiati, e sono cambiati tantissimo. La voce attraverso la radio era confusa, i fruscii di fondo sembravano voler sottolineare il carattere estremo dell’impresa. Oggi un piccolo apparecchio satellitare (Thuraya) si collega ad un numero telefonico virtuale VoIP (Voice over IP) che registra tramite software la conversazione e spedisce, via posta elettronica, un file .mp3 che potrà essere pubblicato, a migliaia di chilometri di distanza, su di una piattaforma web per essere poi “rebloggato” su altre piattaforme di social network”.
Ovviamente, a seguito di alcuni problemi tecnici arrivano poche immagini e i messaggi sono brevi. Ma è già tanto in luoghi nei quali internet è qualcosa di completamente sconosciuto. “Sinceramente- confessa, in diretta, Musetti- questa assenza non ci pesa per niente. La bellezza di questi luoghi, il fascino di questi popoli, la maestosità delle montagne sono tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere emozioni indimenticabili”.
Partiti da Lucca martedì 4 ottobre hanno preso un volo per Nuova Dehli dove sono rimasti per due giorni in attesa dell’aereo per Paro, importante città del Bhutan. La sosta è stata il momento anche per alcune riflessioni: “Qui in India tutte quelle che sono sembrate fatiche sono soltanto un ricordo, tutto il gruppo prova una sorta di frenesia, di voglia di iniziare, anche se sappiamo bene che dovremo trattenere questa spinta emotiva perché l’approccio ad una spedizione come la nostra deve avere regole precise, e la fretta non è tra queste. Solo per oggi, ci lasciamo andare a questa sensazione di viaggiatori attratti da una meta lontana, ma che sentono forte il loro legame con Casa”.
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La spedizione è giunta nella città del Bhutan giovedì 7 e tutto si è svolto come da programma: i nostri hanno, infatti, visitato il Monastero di Taktsang, “Il Nido della Tigre” incredibilmente aggrappato su una sporgenza rocciosa, sotto di sé un salto di centinaia di metri. Si narra che nella seconda metà dell’ottavo secolo, il guru Padma Sambhava venne a meditarne nel punto in cui oggi sorge il monastero arrivando in quel luogo così impervio su una tigre volante.
“Dal monastero- spiega Musetti- abbiamo avuto una sbalorditiva panoramica della valle di Paro. L’escursione è stata anche un ottimo aiuto all’acclimatamento. Abbiamo salito infatti circa 900 metri di quota con una escursione di circa 4 ore”. Venerdì è stata la volta di Thimphu, la capitale del regno, per assistere allo Tsechu Festival: uno dei più importanti festival religiosi dell’Himalaya, dedicato al Guru Rinpochè che introdusse il buddismo tantrico in Bhutan nell’ottavo secolo. Un esperienza inebriante prima di “immergersi nel silenzio delle foreste di rododendri e nel profondo isolamento delle valli himalayane”. Negli scorsi giorni hanno raggiunto quota 5000 metri.
La strada è ancora lunga da fare: l’itinerario prevede un percorso di oltre 400 km con il superamento di 10 passi in quota (la maggior parte oltre i 5000 metri) per raggiungere la remota regione di Lunana e da lì il campo base del Gangkhar Puensum, la montagna più alta del Bhutan e quella più alta al mondo ad essere ancora inviolata. 28 giorni di cammino sul “percorso degli uomini della neve”, considerato da molti uno dei trekking più impegnativi e belli al mondo. Scrive Musetti nel suo blog: “Il nostro cammino procede nel migliore dei modi, morale altissimo, tanto da contenere anche la fatica di camminare a queste quote. L’affiatamento del gruppo è eccellente, come se la montagna ci rendesse più uniti ad ogni sforzo che ci richiede per superarla”. Buon viaggio ragazzi!