A new exhibition is being prepared for the summer by Gianfranco Selmi at the Galleria Marzocco in Barga Vecchia, which will include some “big hitters” from the Macchiaioli and post -Macchiaioli peroid – including Ernesto Treccani | Giovanni Lomi | Stefano Ussi | Francesco Gioli | Mario Puccini | Ruggero Panerai | Eugenio Cecconi | F.Paolo Michetti |Telemaco Signorini | Giovanni Bartolena | Vincenzo Irolli | Silvestro Lega | Ulvi Liegi | Antonio Mancini | Mario Schifano | Piero Maggioni
The Macchiaioli were a group of Italian painters active in Tuscany in the second half of the nineteenth century, who, breaking with the antiquated conventions taught by the Italian academies of art, did much of their painting outdoors in order to capture natural light, shade, and colour. This practice relates the Macchiaioli to the French Impressionists who came to prominence a few years later, although the Macchiaioli pursued somewhat different purposes. The most notable artists of this movement were Giovanni Fattori, Silvestro Lega and Telemaco Signorini.
The movement grew from a small group of artists, many of whom had been revolutionaries in the uprisings of 1848. In the late 1850s, the artists met regularly at the Caffè Michelangiolo in Florence to discuss art and politics. These idealistic young men, dissatisfied with the art of the academies, shared a wish to reinvigorate Italian art by emulating the bold tonal structure they admired in such old masters as Rembrandt, Caravaggio and Tintoretto. They also found inspiration in the paintings of their French contemporaries of the Barbizon school.
They believed that areas of light and shadow, or “macchie” (literally patches or spots) were the chief components of a work of art. The word macchia was commonly used by Italian artists and critics in the nineteenth century to describe the sparkling quality of a drawing or painting, whether due to a sketchy and spontaneous execution or to the harmonious breadth of its overall effect.
The exhibition will be on show from 9th July until 21 August 2011.
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A Barga è in preparazione una interessante mostra d’arteche sicuramente qualificherà non poco l’estate culturale barghigiana.
Artefice di questo evento la Galleria Il Marzocco di via di Borgo, diretta da Gianfranco Selmi. La mostra, che aprirà i battenti il 9 luglio e proseguirà fino al 21 agosto, presenterà una serie di opere dei migliori artisti macchiaioli e post-macchiaioli tra i quali: Ernesto Treccani | Lomi Giovanni | Stefano Ussi | Francesco Gioli | di Mario Puccini | Ruggero Panerai | Eugenio Cecconi | F. Paolo Michetti | Telemaco Signorini | Giovanni Bartolena | Vincenzo Irolli | Silvestro Lega | Ulvi Liegi | Antonio Mancini | di Mario Schifano | Piero MaggioniUna nuova mostra si sta preparando per l’estate da Gianfranco Selmi presso il Marzocco Galleria Barga Vecchia, che includerà alcune “grandi battitori” dal Macchiaioli e post-Macchiaioli certo periodo – tra cui Ernesto Treccani | Giovanni Lomi | Stefano Ussi | Francesco Gioli | di Mario Puccini | Ruggero Panerai | Eugenio Cecconi | F. Paolo Michetti | Telemaco Signorini | Giovanni Bartolena | Vincenzo Irolli | Silvestro Lega | Ulvi Liegi | Antonio Mancini | Piero Maggioni.
La mostra ospiterà anche una vera e propria chicca, un’opera di Mario Schifano artista post-moderno scomparso alcuni ani orsono.
Qui sopra potete ascoltare Gianfranco Selmi che presenta questa mostra.
I Macchiaioli
Il termine venne coniato nel 1862 da un anonimo recensore della «Gazzetta del Popolo» (che si nascondeva dietro il nome de plume di “Giovanni”) che così, in senso dispregiativo, aveva definito quei pittori che intorno al 1855 avevano dato origine ad un rinnovamento antiaccademico della pittura italiana in senso verista.
Il quadrato di Villafranca o Esercitazione di Tiro di Giovanni Fattori, 1876 – 1880
Al Caffè Michelangelo in Firenze, attorno al critico Diego Martelli, un gruppo di pittori dà vita al movimento dei macchiaioli. Questo movimento si propone di rinnovare la cultura pittorica nazionale (italiana). La poetica macchiaiola è verista opponendosi al Romanticismo, al Neoclassicismo e al Purismo accademico, e sostiene che l’immagine del vero è un contrasto di macchie di colore e di chiaroscuro, inizialmente ottenuti tramite una tecnica chiamata dello specchio nero, ossia utilizzando uno specchio annerito col fumo permettendo di esaltare i contrasti chiaroscurali all’interno del dipinto. L’arte di questi pittori come la definì Adriano Cecioni, teorico e critico del movimento, consisteva “nel rendere le impressioni che ricevevano dal vero col mezzo di macchie di colori di chiari e di scuri”.
Del gruppo fanno parte i toscani Serafino De Tivoli, Eugenio Cecconi Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Niccolò Cannicci, Egisto Ferroni e Adriano Cecioni, scrittore e scultore oltre che pittore; il pesarese Vito D’Ancona; il napoletano Giuseppe Abbati il trentino Eugenio Prati e il veronese Vincenzo Cabianca, cui si aggiunse il giovanissimo Diego Martelli, critico e mecenate. In certo senso più isolati, ma considerati fra gli esponenti principali del movimento: il livornese Giovanni Fattori (che descrive colori e luci della Maremma Toscana con un rigore compositivo che nulla toglie all’immediatezza delle scene), Silvestro Lega da Modigliana (che predilige scene di vita borghese ambientate nella provincia toscana) ed il fiorentino Telemaco Signorini. Il loro luogo di ritrovo fu inizialmente il Caffè Michelangelo a Firenze e successivamente nella tenuta che nel 1861 ereditò Diego Martelli a Castiglioncello (il Castello Pasquini). I Macchiaioli sono considerati gli iniziatori della pittura moderna italiana.
La corrente diede luogo a quella dei Postmacchiaioli, cioè dei pittori di origine toscana che furono attivi, richiamandosi alla pittura di “macchia”, tra il 1880 ed il 1930 circa. I principali furono: Giovanni Bartolena, Leonetto Cappiello, Vittorio Matteo Corcos, Oscar Ghiglia, Francesco Gioli, Luigi Gioli, Ulvi Liegi, Guglielmo Micheli, Alfredo Müller, Plinio Nomellini, Filadelfo Simi, Adolfo Tommasi, Angiolo Tommasi, Ludovico Tommasi, Lorenzo Viani, Llewelyn Lloyd, Raffaello Gambogi.
Il nome fu utilizzato per la prima volta nel 1862 in occasione di una esposizione fiorentina e fu successivamente adottato dal gruppo. Il contenuto paesaggistico tipico del movimento dei Macchiaioli, viene più volte ripreso per coerenza dell’opposizione verso gli ideali del Purismo, tra cui il sublime teorizzato da Edmund Burke, un sublime simbolico e non percepito nella realtà dei partigiani. Il sublime dell’arte italiana invece è molto simile a quello della Vastitas, apprezzato nei paesaggi a campo aperto dagli stessi partigiani, tra cui Giovanni Fattori. Il nome fa riferimento al fatto che questi pittori eliminavano totalmente la linea ed il punto geometrico, in quanto non esistenti nella realtà, usando vere e proprie macchie di colore.