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“Genitori e figli non sanno più pensare”. Paolo Crepet a Barga

I giovani e la loro educazione: è possibile parlare oggi di emergenza educativa, oppure siamo di fronte a una vera e propria mutazione antropologica che coinvolge l’intera società civile?

Ma che mutazione antropologica? Siamo noi genitori di oggi a sbagliare; ci siamo appiattiti. Culturalmente e non, e abbiamo appiattito i nostri figli, spianando loro la strada, eliminando ogni possibile curva per rendere tutto più facile ma facendo così il più grosso errore perché non abbiamo insegnato loro ad affrontare la vita.
Lo ha detto questo pomeriggio il prof. Paolo Crepet a Barga, nell’incontro al Differenti con il mondo della scuola ed i genitori, ma non è che abbia detto una novità. In fondo in fondo lo sappiamo tutti noi che in qualcosa stiamo sbagliando. Crepet dice delle verità, ma basterebbe fermarci un attimo a pensare quello che stiamo facendo per capire che non ci siamo, che stiamo creando una generazione di figli che non ha e non porta più nessun valore aggiunto. E come cresceranno i figli dei nostri figli se si continua su questa strada? Che cosa potranno trasmettere e che futuro avremo? Non so voi, ma personalmente mi ci ritrovo in questo ragionamento che a molti può sembrare estremistico ed esagerato.
Lo dice sempre e lo ha detto anche questo pomeriggio a Barga, il problema maggiore è  non sappiamo farci rispettare (non pensate male… almeno io non penso tanto all’educazione paramilitare, ma ad un semplice no ogni tanto… ndr). E lo ha ribadito anche in questa intervista che ci ha rilasciato prima della conferenza al “Differenti”:

Listen!

Dunque una scuola che deve darsi una svegliata ed un governo che non sa dare mezzi per sostenere una buona educazione, ma anche genitori troppo permissivi e che, come ha aggiunto,  non riescono ad educare per un problema di comodità. Perché è più facile permettere tutto ai nostri figli, giustificare qualsivoglia comportamento pur di non andare con loro in contrasto o in scontro. Quando invece spesso proprio la contrapposizione è motivo di rispetto reciproco.

Educare è libertà, tutto il resto è addestrare, ammaestrare e indottrinare. -- Paolo Crepet

“Non siamo capaci di dire un no – ha detto Crepet alla platea – e per i genitori la crescita in indipendenza ed autonomia dei figli è divenuta un pericolo da evitare. Il risultato è che oggi troppi ragazzi hanno smesso di pensare e bisogna invece ripartire dal pensiero. Dobbiamo ricominciare a pensare”.

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La conferenza del professor Crepet, un personaggio noto al grande pubblico e allo stesso tempo uno dei maggiori psichiatri italiani, direttore della “Scuola per genitori”, è stato il primo di una serie di incontri con psicologi e pedagoghi organizzata dall’Istituto Comprensivo di Barga proprio per approfondire la conoscenza dell’educazione nel percorso formativo dei ragazzi, soprattutto nel momento più delicato dell’adolescenza.

Listen!

Sono intervenuti il nostro sindaco Bonini con l’assessore alla scuola Pia, la dirigente scolastica Iolanda Bocci con la vicaria  Rosella Cinque, ed il dirigente scolastico provinciale Claudio Bacaloni.

Paolo Crepet, insigne psichiatra e sociologo è nato a Torino il 17 settembre 1951.
Nel 1976 ha conseguito la  laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Padova, con voti 110 su 110 e lode con una tesi su un potenziale antiepilettico.
Dal 1977 al 1979 ha fatto attività di Medico Ricercatore in un Ospedale psichiatrico di Arezzo ed ha vinto una borsa di studio internazionale bandita della Organizzazione Mondiale della Sanità che lo ha portato a perfezionare i suoi studi in psichiatria a Aarhus (Danimarca), Londra, Oxford e Nottingham (Gran Bretagna), Mannheim (Germania Occidentale), Ginevra (Svizzera), Praga (Cecoslovacchia), Chandigar, New Dehli e Agra (India).
Nel 1980 Crepet ha conseguito la  Laurea in Sociologia presso l’Università di Urbino, con voti 110 su 110, nel  1985 si è specializzato in Psichiatria presso la Clinica Psichiatrica dell’Università di Padova ed ha ricoperto e ricopre cariche importanti nel mondo della ricerca ed applicazione delle cure psichiatriche in Italia ed in Europa.
Crepet che si è occupato e si occupa a fondo dei problemi giovanili, di suicidio, di disoccupazione e di disagio sociale, dal 1989 è  stato per alcuni anni professore a contratto di “Psichiatrica Sociale II” presso l’Istituto di Psichiatria e Psicologia Medica della Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli ed ha poi proseguito  l’attività didattica di Culture e linguaggi giovanili presso il corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università di Siena.
Affiancata all’attività professionale di Psichiatra, di Ricercatore e di Docente, Crepet svolge con successo l’attività di Editorialista e Scrittore, collaborando con “Specchio”, “La Stampa” e “Anna”.
Oltre ad una ricca produzione di saggi, che dal 1981 vanta più di 15 importanti titoli, fra i quali ricordiamo: “Le dimensioni del vuoto. I giovani e il suicidio” (1993), “Cuori violenti. Viaggio nella criminalità giovanile” (1995), “Solitudini. Memorie d’assenza” (1997), Crepet si è dedicato alla narrativa vera e propria con “Solitudini. Memorie d’assenze”, Feltrinelli, Milano, 1997, “I giorni dell’ira. Storie di matricidi”, Feltrinelli. Milano, 1998, scritto con G. de Cataldo, “Naufragi. Storie di confine”, Einaudi, Torino, 1999, “La ragione dei sentimenti”, Einaudi, Torino 2002, “Dannati e leggeri”, Einaudi, Milano, 2004.
Scrittore aperto e disponibile Crepet per Einaudi ha scritto l’introduzione a “Nemico di classe” di Nigel Williams (2000), a “Io, Pierre Rivière, avendo sgozzato mia madre, mia sorella e mio fratello…” (2000) e a  “I ragazzi della via Pál” (2003).
Tra le ultime fatiche di Crepet per la carta stampata “I figli non crescono più” che continua ad essere uno dei titoli più scelti dai lettori italiani.

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1 Response

  1. Che pena sentire il povero Don Milani traviato in questo modo. Il Professore cade in errore clamoroso quando afferma (dal 2° file audio): “Don Milani ci diceva cose meravigliose e inascoltate ancora oggi, perchè se uno dicesse che oggi “obbiettare non è più una virtù”, oggi magari si prenderebbe del provocatore”.
    Chiunque è a conoscenza che il prete di Barbiana pensava proprio l’opposto, che cioè l’obiezione di coscienza al servizio militare e alla violenza è la massima virtù che il cristiano possa avere; egli risponde solo e soltanto alla sua coscienza personale e a Dio, e proprio per questo, è semmai l’OBBEDIENZA A NON ESSERE PIU’ UNA VIRTU’, non l’obiezione (sic!), come nelle parole dello stesso Milani:

    “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni, che non credano di potersene far scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto.” (Lettera ai giudici, 1965).

    E’ proprio vero che gli intellettuali inaridiscono tutto con la loro sommarietà.
    Un consiglio a tutti: attingete direttamente all’Autore, diffidate delle varie esegesi.

    Andrea Salvoni 14 years ago Log in to Reply

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